Doveri verso i morti

Fonte: FSSPX Attualità

Il mese di novembre è tradizionalmente dedicato nella Chiesa cattolica al culto dei morti e al sollievo delle anime del Purgatorio. In questa occasione, la Chiesa non solo moltiplica le messe del 2 novembre, giorno dei morti, ma incoraggia anche i fedeli a onorare le tombe e a far celebrare messe per i loro defunti durante tutto questo mese. Delle indulgenze sono legate a queste opere pie.

 

Tuttavia, da diversi decenni, la pratica della cremazione dei corpi si è diffusa, soprattutto nei paesi occidentali. Questo uso è contrario alla Tradizione e proibito dalla legge della Chiesa, al punto da giustificare solitamente il rifiuto dei funerali a chi volontariamente viene cremato.

Un articolo del cardinale Pie, vescovo di Poitiers, fa luce sulla dottrina così consolante delle indulgenze. Sfigurate da Lutero e caricaturate da protestanti e liberi pensatori, le opere indulgenziate sono al contrario un potente mezzo per santificare le anime. Possono essere lucrate per i fedeli defunti e manifestano la comunione dei santi.

Sant'Agostino: doveri verso i morti

La cura del funerale, le condizioni onorevoli della sepoltura, lo sfarzo degli ossequi, se sono soprattutto una consolazione per i vivi, sono anche un giusto omaggio reso ai corpi dei defunti, specialmente a quelli dei giusti e dei fedeli, che erano come gli strumenti e i vasi sacri che l'anima ha usato per tutti i tipi di opere buone.

Se le vesti e l'anello di un padre, se qualche altro ricordo di questo tipo, rimangono tanto più cari ai figli quanto più è grande il loro affetto verso i genitori, il corpo non deve in alcun modo essere trattato senza lo stesso rispetto, il quale viene da noi indossato più intimamente ed è più strettamente unito a noi di qualsiasi indumento. I nostri corpi, infatti, non sono per noi un semplice ornamento o uno strumento posto all'esterno per il nostro uso, ma appartengono alla natura stessa dell'uomo.

Oltre alle attenzioni ai funerali, al rispetto con cui si circondano i corpi e alla degna sepoltura che viene loro data, il più importante resta l'affetto, il ricordo e la preghiera, i suffragi che vengono ad aiutare le anime dei fedeli defunti dopo la loro vita: quando anche, se per qualche necessità, non si trovi il modo, né di seppellire i corpi, né di seppellirli in qualche luogo santo, è comunque necessario non omettere di offrire suppliche per le anime dei morti. Questo è ciò che la Chiesa si è impegnata a fare per tutti i cristiani che sono morti nella comunione della società cristiana, anche senza nominarli, con una commemorazione generale, affinché coloro che mancano di preghiere di genitori, figli, parenti e amici, ricevano l'aiuto da questa pia madre, che è una e comune a tutti i fedeli.

Siamo anche convinti che, nelle solennità funebri, possiamo portare sollievo ai morti a cui siamo interessati, solo se offriamo per loro al Signore il sacrificio dell'altare, quello della preghiera o dell'elemosina. È vero che queste suppliche non sono utili a tutti coloro per i quali sono state fatte, ma solo a coloro che, durante la loro vita, hanno meritato di vederle applicate. Ma è meglio offrire voti superflui per i morti ai quali non possono né nuocere né giovare, che farli mancare a coloro per i quali sono utili.

Ciascuno, però, si affretti ad adempiere con fervore questo tributo di preghiere per i suoi genitori e per i suoi amici, affinché la sua famiglia faccia altrettanto per lui. Quanto a quel che viene fatto per il corpo da seppellire, non si traduce in alcun aiuto per la salvezza del defunto, ma è una testimonianza umana di rispetto o affetto, coerente con il sentimento che nessuno odia la propria carne.

Dobbiamo quindi, per quanto si può, dare l'attenzione necessaria a questo vestito di carne lasciato da un nostro parente, quando lui, che se ne è preso cura, l'ha lasciato. E se lo fanno quelli che non credono nella risurrezione della carne, quanto più dovranno farlo quelli che credono, affinché gli ultimi doveri vengano resi a questo corpo defunto, ma destinato a risorgere e a perdurare eternamente, in modo tale che vi appaia persino, in un certo senso, una testimonianza di questa fede.