I cattolici indiani che sfidano Papa Francesco

Fonte: FSSPX Attualità

Mentre la Santa Sede cerca di trovare una via pacificatrice alla disputa liturgica che divide la Chiesa cattolica di rito siro-malabarese, maggioritaria nello Stato del Kerala (India), quattrocento sacerdoti diocesani si sono appena riuniti in atteggiamento di sfida alle autorità romane, facendo temere uno scisma.

Si potrebbe pensare che il recentissimo intervento della Santa Sede possa ridimensionare la crisi che da diversi anni minaccia l'esistenza stessa della Chiesa di rito siro-malabarese, ramo unito alla Chiesa universale e che la tradizione fa risalire l'apostolo San Tommaso.

Il Vaticano ha accettato le dimissioni del cardinale indiano George Alencherry, 78 anni, arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese, nonché del suo numero due, mons. Andrews Thazhath: due figure giudicate troppo divisive per risolvere la controversia liturgica che oppone la maggioranza di un clero sull'orlo dello scisma ad una gerarchia fedele alle direttive.

Un tentativo di pacificazione che arriva direttamente dal Papa

In un videomessaggio, Papa Francesco è addirittura intervenuto tentando un approccio più paterno: "Fate in modo che, nel Natale del 2023, la vostra arcidiocesi accetti umilmente e fedelmente di unirsi al resto della tua Chiesa, rispettando tutti gli orientamenti del vostro sinodo".

I sacerdoti dell'Eparchia di Ernakulam-Angamaly hanno risposto al successore di Pietro con un gesto di sfida: per celebrare il centenario del ristabilimento della gerarchia siro-malabarese in India, quattrocento sacerdoti si sono riuniti il ​​10 dicembre 2023 a Cochin (Stato del Kerala) per concelebrare una liturgia rivolta verso il popolo e in lingua volgare, in rottura con la Tradizione che Roma sta cercando di ristabilire, finora invano.

La persona del Romano Pontefice non è stata risparmiata: "l'arcidiocesi non ha mai disobbedito al Papa, ma è un fatto che ci siano ambiguità nel suo ultimo videomessaggio", ha dichiarato uno dei rappresentanti del clero ribelle.

Un eminente laico, ex giudice della Corte Suprema indiana, è andato oltre: "un Papa può commettere degli errori, e poi bisogna avere il coraggio di dirglielo e correggerli", spiega Kurian Joseph, il quale ritiene che il Papa sarebbe stato "ingannato" sulla realtà del caso.

Commento denunciato il giorno dopo dal portavoce della Chiesa siro-malabarese, secondo cui sono i sacerdoti disobbedienti ingannarebbero i fedeli, e insiste sul fatto che non vi può essere alcun compromesso sulla data del Natale per accettare la riforma liturgica voluta da la Santa Sede.

Al momento, l’impasse sembra totale, e se alle parole seguono i fatti, è molto probabile che una parte notevole della Chiesa in Kerala lascerà l’ovile della Chiesa, il che non aiuterà gli affari dei cattolici in India. In effetti, questo segno di debolezza sarà sfruttato dai nazionalisti indù al potere, lanciati in una spirale di persecuzione contro la Chiesa dall'arrivo al potere del BJP.

Come ultima risorsa, il Papa ha chiesto all'arcivescovo Cyril Vasil' di ritornare in Kerala dove era già stato inviato lo scorso agosto per porre fine al conflitto. Durante questo primo viaggio, l'inviato speciale del Papa ha subito atti di aggressione da parte di alcuni fedeli dell'unica eparchia – su 35 – che rifiuta di scendere a compromessi sulla forma della celebrazione della messa.