
Il governo austriaco ha appena consegnato il suo testo: il suicidio assistito può avere un quadro giuridico dall'inizio del 2022, se il parlamento vota a favore. Le associazioni per la vita si levano e denunciano una legislazione lassista i cui effetti perversi sulla società non mancheranno di farsi sentire.
L'11 dicembre 2020, appena un anno fa, la Corte costituzionale - la più alta corte austriaca - ha concesso al governo un anno per legalizzare la pratica del suicidio assistito nel Paese.
La gerarchia cattolica fu allora scossa dall'emergere di una società fredda e cinica, in cui si doveva esercitare una pressione crescente sui più vulnerabili.
Ma la promessa è stata mantenuta: il 23 ottobre il governo austriaco ha infatti presentato un testo volto a regolamentare la pratica del suicidio assistito nel Paese.
Il disegno di legge prevede la legalizzazione dell'eutanasia per qualsiasi paziente con una malattia cronica o terminale. Per malattia cronica, il testo fa riferimento a una "malattia grave e permanente con sintomi persistenti".
In tale prospettiva, una persona disabile o infortunata che non è ancora in fin di vita sarebbe quindi ammissibile al suicidio assistito, poiché ritiene di "non poter evitare il suo stato di sofferenza".
È richiesto anche il parere di due esperti della professione medica - uno dei quali deve essere specializzato in medicina palliativa - per valutare la capacità di discernimento del paziente e spiegare le conseguenze della sua malattia e le opzioni di cura a disposizione.
Infine, è fissato un periodo di attesa di dodici settimane - ridotto a due in caso di previsione di morte a breve termine - tra la richiesta del paziente e l'autorizzazione ad ottenere, da un farmacista, la consegna del prodotto letale che deve consentire di terminare la sua vita e che deve essere utilizzato entro un anno dalla sua acquisizione.
Da notare che il Governo sta già cercando di sminare il terreno: il ddl cerca infatti di evitare il più possibile la collaborazione dei medici nella realizzazione del gesto di eutanasia che avviene in ambito privato, con l'aiuto possibilmente di terzi, ma che non è necessariamente un badante.
Inoltre, è severamente vietata qualsiasi pubblicità e qualsiasi vantaggio economico a favore del suicidio assistito.
Tuttavia, non si è dovuto attendere la discussione del testo in parlamento per vedere reagire le organizzazioni pro-vita: ad esempio, la società austriaca di cure palliative, la società psichiatrica austriaca, diverse associazioni di disabili, nonché la società di prevenzione del suicidio non hanno mancato di sottolineare l'incoerenza del disegno di legge con le politiche di prevenzione del suicidio esistenti.
Per non parlare del fatto che le condizioni per l'accesso all'eutanasia sono sufficientemente soggettive da poter evolvere in un senso sempre più ampio, come evidenziato a posteriori da normative equivalenti adottate in altri paesi, come nei Paesi Bassi.
La questione è se il peggioramento del clima sociale, a seguito del recente confinamento della popolazione decretato da diverse settimane, possa pesare sulla bilancia a favore del diritto alla vita.