
Una regione di sei milioni di abitanti, il Tigray, stato secessionista nel nord dell'Etiopia, è stata devastata nel novembre 2020 da una sanguinosa guerra civile. Se il disastro umanitario viene denunciato da varie Ong, si parla meno dell'annientamento di un intero settore della civiltà cristiana.
Il quotidiano britannico The Times, nella sua edizione dell'8 febbraio 2022, dà la parola a Hagos Abraha Abay. Questo filologo etiope si è trasformato in un informatore, per sensibilizzare l'Occidente su ciò che sta accadendo nel suo paese di origine.
Da diversi mesi, infatti, sui siti di vendita online più famosi al mondo sono apparse numerose opere d'arte e manoscritti cristiani di grande valore, a testimonianza del sistematico saccheggio in questa parte del Corno d'Africa.
Così, lo studioso ha scoperto con stupore una Bibbia in lingua Ge'ez, miniata a mano su pergamena, al prezzo di 650 sterline, mentre altre copie estremamente rare delle Sacre Scritture erano offerte nella loro confezione di legno per 1.600 o 2.000 sterline.
Per non parlare dei gioielli cristiani, come queste piccole croci copte da indossare come collana, per 200 o anche 50 sterline.
Certo, il traffico di antichità etiopi è antecedente alla guerra, ma è stato accertato, secondo Hagos Abraha Abay, che i soldati eritrei hanno approfittato del saccheggio della città sacra di Aksum e del monastero di Maryam Dengelet, proprio nel mese di novembre 2020, per entrare in possesso delle più antiche vestigia del cristianesimo tigrino.
Hagos Abraha Abay, che ha allertato il quotidiano britannico, è particolarmente preoccupato per lo straordinario "Vangelo di Garima", uno dei tesori più preziosi della cristianità, che potrebbe risalire ai primissimi secoli dell'era cristiana e che, ad oggi, non si è riusciti a localizzare.
Lord David Alton, cattolico legato a diverse associazioni di beneficenza, non ha parole abbastanza forti per descrivere la situazione: "una parte del popolo viene massacrata, il resto muore di fame e il loro patrimonio viene saccheggiato per cancellare un'intera cultura", scrive il parlamentare britannico, in un tweet dell'11 febbraio.
L'evangelizzazione dell'Etiopia risale ai primi secoli del cristianesimo, forse dalla conversione dell'eunuco della regina Candace di cui parla san Luca negli Atti degli Apostoli.
Si sviluppò soprattutto nei secoli successivi, grazie all'arrivo di missionari dal Medio Oriente, i più famosi dei quali sono i Nove Santi Siriani, considerati i veri fondatori della Chiesa etiope. Quest'ultima si separò purtroppo dall'unità romana durante la disputa monofisita nel V secolo.
Parte di questa Chiesa, riunitasi a Roma da diversi decenni, è stata eretta in Esarcato Apostolico di rito etiope nel 1951. Nel 1961 è stata fondata una provincia ecclesiastica etiope, con sede ad Addis Abeba.