
Una folla di giovani musulmani ha attaccato una cattedrale e una chiesa cattolica in Nigeria tra le proteste che chiedono il rilascio di due sospetti per l'omicidio di una studentessa cristiana, accusata di aver rilasciato dichiarazioni blasfeme contro l'Islam.
Il caso inizia con una scena straziante, filmata e postata sui social dagli stessi criminali: il 12 maggio 2022 una giovane donna sui vent'anni, Deborah Samuel, studentessa dello Shehu Shaqari College of Education, a Sokoto – capitale dell'omonimo stato nigeriano – è accusata dai compagni di blasfemia contro Maometto.
La studentessa del secondo anno di economia domestica viene prima protetta dal corpo insegnante, ma i suoi carnefici finiscono per prenderla con la forza, lapidarla e infine bruciarla con l'edificio. Un video condiviso mostra la studentessa morta, ricoperta di sangue nel suo vestito rosa, circondata dalle grandi pietre che l'hanno uccisa.
Gli assassini hanno condiviso un video della loro sanguinosa azione, in cui vengono visti lapidare a morte la donna e bruciarne il corpo. Secondo testimoni oculari, durante le riprese stavano gridando "Allah Akbar". Va ricordato in questa occasione che la Sharia, la legge musulmana, è stata istituita in 12 stati della Nigeria settentrionale, compreso lo Stato di Sokoto, insieme alla giustizia di Stato.
La negazione della giustizia
La disapprovazione di questo atto abominevole è stata quasi unanime nel paese. Il governatore dello stato di Sokoto, Aminu Waziri Tambuwal, ha ordinato l'immediata chiusura della scuola e un'indagine sull'incidente da parte del Ministero dell'istruzione superiore e delle agenzie di sicurezza.
Ha assicurato che il Governo avrebbe preso le misure appropriate dopo le indagini. La polizia, grazie alle immagini del video, è riuscita rapidamente ad arrestare due sospetti, assicurando anche di stare attivamente cercando gli altri. Questo arresto ha causato una vera rivolta. Una folla è scesa in piazza per chiedere la liberazione dei due sospettati di questa barbarie.
Alcuni si sono accontentati di rendersi al palazzo di Muhammad Sa'ad Abubakar, il sultano di Sokoto e la più alta figura islamica della Nigeria. Quest'ultimo ha condannato l'omicidio e ha chiesto che i colpevoli fossero assicurati alla giustizia. D'altra parte, la folla ha comunque chiesto alla polizia di porre fine alla caccia alle persone identificate come responsabili dell'omicidio.
Costretti a ritirarsi nel centro cittadino, i giovani musulmani hanno poi attaccato la cattedrale della diocesi di Sokoto dedicata alla Sacra Famiglia, rompendone le vetrate e quelle della segreteria vescovile. Hanno quindi attaccato la chiesa cattolica di Saint-Kevin, che è stata parzialmente bruciata. Hanno distrutto anche le finestre del nuovo complesso ospedaliero in costruzione.
Il governo dello stato di Sokoto ha dichiarato lo stesso giorno un coprifuoco di 24 ore per aiutare a frenare le proteste in corso dei giovani musulmani nella capitale dello Stato.
Il vescovo della diocesi, mons. Matthew Hassan Kukah, ha dichiarato: "Condanniamo con la massima fermezza questo incidente e chiediamo alle autorità di indagare su questa tragedia e garantire che tutti i colpevoli siano assicurati alla giustizia".
"L'unico obbligo dovuto ai suoi parenti stretti, ai compagni di classe e alle autorità scolastiche è l'assicurazione che gli autori di questo atto disumano, indipendentemente dalla loro motivazione, siano puniti secondo le leggi vigenti nel nostro Paese."
Sokoto è una città prevalentemente musulmana di oltre 600.000 persone situata nell'estremo nord-ovest della Nigeria. I leader cristiani del Paese hanno regolarmente accusato il presidente Muhammadu Buhari, che governa il Paese dal 2015, di non occuparsi le violenze.