Perché il Papa non si dimetterà

25 Ottobre 2021
Fonte: fsspx.news

"Papa Francesco si dimetterà?" Questa è la domanda diretta posta dal vaticanista de Le Figaro, Jean-Marie Guénois, sul suo blog "Dieu seul le sait " del 19 settembre 2021.

Tra gli elementi che ci permettono legittimamente di interrogarci su una possibile dimissione di Francesco, il giornalista francese annota i fatti osservati durante il viaggio del Papa in Ungheria e Slovacchia, dal 12 al 15 settembre 2021:

"L'“uscita” di quest'estate di papa Francesco, operato il 4 luglio al colon, sembra un episodio chiuso. Mentre viaggiava in Ungheria e Slovacchia dal 12 al 15 settembre con il suo medico personale, è stato anche accompagnato sull'aereo da un infermiere. Si trattava di qualcosa di nuovo e indicava che Francesco, seguito da vicino sul piano medico, è ancora in convalescenza."

"Lui stesso ha rivelato un dettaglio chirurgico il 30 agosto in una vivace intervista alla radio spagnola COPE: “Ho trentatré centimetri di intestino in meno”". Ma soprattutto ha inviato questo messaggio - era la sua prima frase - a tutti i suoi amici e soprattutto ai suoi avversari: "Sono ancora vivo!" 

Secondo Jean-Marie Guénois, il vero obiettivo di questa intervista "era dimostrare che non rinunciava al suo incarico", "perché la missione di papa Francesco non è ancora compiuta ai suoi occhi, lui che si sente in dovere di attuare in modo “irrevocabile” le riforme mai compiute, secondo lui, e votate dal Concilio Vaticano II (1962-1965)."

"C'è ancora troppo da fare per poter partire. Soprattutto per “la riforma della riforma”, come la chiamo io, cioè la grande ambizione del pontificato. Se adottata, dovrebbe cambiare profondamente il volto della Chiesa cattolica."

"Di cosa si tratta ? Dopo aver cambiato l'approccio morale della Chiesa sulle questioni sessuali relativizzandone l'importanza agli occhi del mondo - questo capitolo è vinto per papa Francesco - intende cambiare il governo della Chiesa. Da gerarchia rigida e centralizzata, vuole trasformarla in una gestione partecipativa e decentralizzata."

"E questo a tutti i livelli, dalla parrocchia al Vaticano, comprese le conferenze episcopali. Partecipazione che non è però democrazia o parlamentarismo; il Papa, i Cardinali e i Vescovi rimarranno i decisori. Ne abbiamo un esempio vivo con Francesco che decide, da solo e su tutto, in Vaticano per le grandi questioni ecclesiali."

"Questo è il senso del sinodo sulla sinodalità che il Papa lancia, da Roma, il 9 e 10 ottobre e che occuperà la Chiesa fino all'ottobre 2023 per la sua sessione conclusiva. Ci vorrà del tempo per pubblicare i risultati, che potrebbero condurre fino a dicembre 2023, o addirittura alla primavera 2024."

"Papa Francesco, se Dio gli darà la vita, allora avrà 87 anni. Tanto sul piano della nomina della maggioranza dei cardinali, elettori del suo successore e tutti accomunati dalla sua visione della Chiesa, quanto su quello la grande virata verso una Chiesa cattolica, sinodale, e quindi partecipativa, e sul nuovo approccio alle questioni morali, senza dimenticare la riforma interna della Curia che arriverà a breve, l'opera di riforma sarà poi completa."

La Chiesa "in uscita" svuota le chiese
Dal canto suo, il sito argentino The Wanderer del 30 settembre non esita a parlare di "fallimento della nuova Chiesa “in uscita”, conseguente al Concilio", né a dichiarare senza mezzi termini che il pontificato di Francesco "è già finito e ha fallito".

The Wanderer si basa sulle parole di padre Santiago Martín [sacerdote spagnolo, fondatore dell'Associazione Francescana Internazionale di Maria. NdR], in un recente video: "Santiago Martín, questo sacerdote, che non è tradizionalista, conclude: “La nuova Chiesa ha fallito”.

"Infatti, dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa, già in declino, ha adottato la strategia di adattarsi al mondo per rimanere al centro dell'attenzione e non perdere i fedeli, e questa strategia si è rivelata un errore che ci ha portato all'attuale situazione di estinzione."

"E non c'è bisogno di studi sociologici o costosi sondaggi condotti da consulenti internazionali. Basta visitare le chiese la domenica - si immagini in settimana! - per capire che sono vuote. Lo stesso sta accadendo in Europa e in Argentina. Le poche persone che ancora vi si recavano prima della pandemia hanno già smesso di farlo a causa della cattiva gestione da parte dei vescovi delle quarantene decretate dai governi."

E questa drammatica situazione è purtroppo accentuata dalla politica dello struzzo adottata dall'attuale gerarchia: "il problema si aggrava perché la gerarchia della Chiesa, a cominciare dal Sommo Pontefice, non riconosce la gravità della malattia terminale e si propone di aumentare la dosi dello stesso farmaco che ha già dimostrato il suo effetto dannoso."

"Ricordo, per fare solo un esempio tra tanti, quello che ha detto ai gesuiti slovacchi [il 12 settembre alla nunziatura di Bratislava. NdR]: “Per questo oggi torniamo indietro nel tempo: per cercare sicurezza. Ci fa paura celebrare davanti al popolo di Dio che ci guarda in faccia e ci dice la verità”."

"“Ci spaventa andare avanti nelle esperienze pastorali. Penso al lavoro svolto al Sinodo sulla Famiglia per far capire che le coppie in seconda unione non sono già condannate all'inferno. Abbiamo paura di accompagnare le persone con diversità sessuale. […] Questo è il male del momento”."

The Wanderer sottolinea: "Papa Bergoglio insiste sul fatto che l'adulterio non è più peccato e sull'“accompagnamento” di persone con diversità sessuale, come segni di questa “nuova Chiesa in via d'uscita” che si è rivelata un completo fallimento."

E conclude: "Il pontificato di Bergoglio è già finito ed è fallito. Non possiamo insistere su questa strada. Il problema è sapere cosa verrà dopo di lui. È chiaro che la crisi nella Chiesa non può essere risolta compiacendo il mondo e riunendo le folle nella Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg) o nei viaggi papali. Le ingenue speranze degli anni '80 e '90 sono state messe a tacere."

Il punto di vista di Jean-Marie Guénois e quello di The Wanderer non si contraddicono, si completano. Il primo vede l'attuale determinazione del Papa a portare a compimento la sua riforma, il secondo mostra che questa caparbietà è già penalizzata da un fallimento: chiese vuote e seminari deserti.

La determinazione di Francesco indica che non è prevista una rassegnazione; la sua caparbietà manifesta una cecità che nessun fatto può rimuovere, che esclude anche ogni idea di dimissione a breve termine.