“Fiducia supplicans” suscita immensa diffidenza (1)

Fonte: FSSPX Attualità

Il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, cardinale Victor Manuel Fernández, ha pubblicato, il 18 dicembre 2023, una Dichiarazione sulla benedizione delle “coppie irregolari e delle coppie dello stesso sesso”. Estratto da un articolo su Dici n°440.

Inganno e ipocrisia
Il 20 dicembre lo storico Roberto de Mattei collocava le dichiarazioni del cardinale Fernández nel contesto della crisi generale che scuoteva la Chiesa: "Per capire le origini di quanto accaduto, bisogna risalire ai primi anni Settanta, quando, sull’onda della Rivoluzione del 1968, ma anche della “nuova morale” post-conciliare, cominciarono a diffondersi nella Chiesa forme di “apertura” alle relazioni omosessuali".

"Secondo la dottrina tradizionale, l’atto sessuale è di per sé, per sua natura, ordinato alla procreazione ed è buono solo se avviene all’interno del matrimonio, senza essere deviato dal suo scopo. Per i nuovi teologi, invece, l’atto sessuale è sempre buono perché costituisce il momento più intimo e intenso dell’amore umano, indipendentemente dal fatto che sia o meno finalizzato alla procreazione, che avvenga o meno all’interno del matrimonio e che coinvolga uomini e donne di sesso diverso o dello stesso sesso."

L’accademico italiano rileva: "dopo l’apertura del Sinodo dei vescovi tedeschi nel 2020, hanno cominciato a diffondersi appelli alla “benedizione” delle “coppie” dello stesso sesso. Il 15 marzo 2021, l’allora Congregazione (ora Dicastero) per la Dottrina della Fede, guidata dal cardinale Luis F. Ladaria, ha pubblicato un Responsum in cui rispondeva alla domanda se la Chiesa abbia il potere di impartire la benedizione alle unioni omosessuali".

"Il Dicastero vaticano ha risposto negativamente, spiegando che, essendo le benedizioni sacramentali, esse richiedono che “ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere ed esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore. Pertanto, solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni sono compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa”."

E aggiunge: "Fin dall’inizio la Chiesa, riecheggiando la maledizione della Scrittura (Gen. 18:20; 19:12-13, 24-28; Lev. 12:22, 29; Is. 3:9; 1 Tim. 1, 9-10; 1 Cor. 6, 9-10) ha condannato il peccato contro natura per bocca dei Padri e dei Dottori della Chiesa, dei Santi, dei Papi, dei Concili e del Diritto Canonico. La dichiarazione Fiducia supplicans del Dicastero della Dottrina della Fede, stravolge questo Magistero."

Roberto de Mattei denuncia “l'inganno e l'ipocrisia” del documento romano: "Il primo punto fuorviante è affermare che le relazioni omosessuali non sono equiparate al matrimonio cristiano, evitando di definirle atti intrinsecamente disordinati; il secondo punto è l’insistenza sulla distinzione tra benedizioni liturgiche ed extraliturgiche, come se una benedizione extraliturgica, fatta da un sacerdote, potesse rendere lecito ciò che è illecito benedire."

E sottolinea "il documento autorizza la benedizione non di un singolo credente, che vuole liberarsi da una situazione irregolare, ma quella di una “coppia”, che nella condizione di peccato vive stabilmente, senza alcuna intenzione di liberarsene".

Una pastorale che cambia la dottrina
Il 3 gennaio 2024, su La Nuova Bussola Quotidiana, Riccardo Cascioli e Stefano Fontana rilevavano con molta pertinenza che, in Fiducia supplicans, "la maggior parte dei riferimenti magisteriali fanno capo a interventi di Francesco. Non ci sono mai stati documenti così limitati quanto a riferimenti al magistero precedente. Vi si dice che la Dichiarazione è “basata sulla visione pastorale di Papa Francesco”, come se questa fosse un unicum".

I due autori analizzano poi la tesi centrale della Dichiarazione romana: "Fiducia supplicans sostiene che la dottrina cattolica sul matrimonio e sulla sessualità rimane immutata e che le nuove indicazioni in essa contenute sono solo pastorali e, come tali, completano, senza negarlo, il Responsum del 2021, che si sarebbe limitato solo al campo dottrinale".

"La novità pastorale consisterebbe in una revisione del significato delle benedizioni, prevedendo, oltre alle benedizioni già dottrinalmente chiarite che avvengono in contesti liturgici, anche benedizioni in contesti non liturgici che la Dichiarazione chiama “privati” o “spontanei”."

Al che rispondono senza mezzi termini: "Questi argomenti non hanno un fondamento plausibile. Se a benedire non è un laico, come per esempio un padre che benedice i figli, ma un sacerdote, quella benedizione è già di per sé liturgica, anche se non segue una formulazione predisposta dall’autorità competente".

"È liturgica nella sostanza, perché data da un sacerdote e quindi coinvolge la Chiesa. Non si tratta solo di osservare che una tale benedizione solo pastorale e non liturgica non è stata mai prevista dalla Chiesa, ma anche che non esiste e non è stata prevista e normata perché non può esistere."

Riccardo Cascioli e Stefano Fontana ci ricordano opportunamente: "La pastorale non ha una propria indipendenza o autonomia dalla dottrina, come invece molte correnti teologiche contemporanee sostengono, dato che quando si afferma tale indipendenza lo si fa enunciando una dottrina, appunto la dottrina della indipendenza della pastorale dalla dottrina. […]"

"Quindi la soluzione pastorale non può rimanere solo pastorale ma, dato che nega la dottrina (nonostante le assicurazioni in senso diverso che a questo punto si mostrano strumentali) intende se stessa come non dipendente dalla dottrina, ossia atta a cambiare la dottrina stessa."

"Si tratta di un esito inevitabile: le nuove benedizioni ritenute solo pastorali sono anche dottrinali, sia perché negano la propria dimensione dottrinale esprimendo una nuova dottrina, sia perché implicitamente ne richiedono la riformulazione. In esse è già implicitamente contenuta una nuova dottrina."

"Anzi, chi le propone ha già la nuova dottrina in mente che intende però perseguire per via pastorale, ossia per via indirettamente dottrinale piuttosto che per via direttamente dottrinale." – In breve, la prassi conciliare distrugge la dottrina tradizionale, e vi sostituisce una nuova dottrina , apertamente “pastorale” e surrettiziamente “dottrinale”.

 Il cardinale Müller parla di “sacrilegio” e “blasfemia”
Il 21 dicembre il cardinale Gerhard Ludwig Müller, che era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha pubblicato su diversi media una risposta critica in quattro lingue a Fiducia supplicans, che mostra l'estrema confusione che regna in Vaticano: l'attuale prefetto della Dottrina della Fede viene severamente e pubblicamente corretto da uno dei suoi predecessori.

Nella sua precisazione dottrinale, il presule tedesco non esita ad affermare: "Sembra che l'innovativa benedizione “pastorale” sia creata ad hoc, per benedire situazioni contrarie alla legge o allo spirito del Vangelo". E insiste: "È vero che il cardinale Fernández ha dichiarato a Infovaticana che non è l’unione a essere benedetta, bensì la coppia, ma questo significa giocare con i concetti, poiché la coppia è definita proprio dalla sua unione".

"La difficoltà di benedire l’unione è particolarmente evidente nel caso dell’omosessualità. Perché la benedizione, nella Bibbia, ha a che fare con l’ordine creato da Dio, che Egli vide che era cosa buona. Quest’ordine poggia sulla differenza sessuale tra maschio e femmina, chiamati a essere una sola carne."

"La benedizione di una realtà che si oppone alla creazione non solo non è possibile, ma è blasfema. Ancora una volta, non si tratta di benedire le persone che 'vivono in un'unione che non può in alcun modo essere paragonata al matrimonio' (FS, n. 30), ma di benedire l'unione stessa che non può essere paragonata al matrimonio. Proprio a questo scopo nasce un nuovo tipo di benedizione (FS 7,12)."

Non si può creare una nuova “benedizione” per soddisfare una soggettività fuorviante, ricorda il cardinale Müller: "Il fatto è che una benedizione ha una sua realtà oggettiva e quindi non può essere ridefinita a piacimento secondo un'intenzione soggettiva contraria alla natura di una benedizione".

"È qui che mi viene in mente la famosa frase di Humpty Dumpty da Alice nel Paese delle Meraviglie: 'Quando uso una parola, significa ciò che scelgo di significare, né più né meno.' Alice risponde: 'La domanda è se possiamo far sì che le parole significhino così tante cose diverse'. E Humpty Dumpty risponde: 'La domanda è quale dei due comanda, tutto qui'."

Da lì viene da chiedersi se l’ideologia del cardinale Fernández non si collochi nel "paese delle meraviglie LGBTQ+"… Perché, continua il cardinale Müller: "chi chiede una benedizione in coppia […] cerca implicitamente o esplicitamente di giustificare davanti a Dio il proprio rapporto, senza rendersi conto che è proprio la loro relazione ad allontanarli da Dio".

E avverte: «"on le sue azioni, il sacerdote che benedice queste unioni le presenta come una via verso il Creatore. Commette quindi un atto sacrilego e blasfemo contro il disegno del Creatore e contro la morte di Cristo per noi, destinata a realizzare il disegno del Creatore".

Per questo il presule tedesco protesta contro il fatto che "i coraggiosi difensori della dottrina cristiana siano accusati di rigore, più interessati all'adempimento legalistico delle loro norme morali che alla salvezza delle persone concrete. Di fatti, questo è ciò che Gesù ha detto alla gente comune:

'Venite a me, voi tutti che siete affaticati e aggravati, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per voi stessi. Poiché il mio giogo è dolce e il mio carico leggero'. (Mt 11,28-30)."

"E l’apostolo lo spiega così: 'E i suoi comandamenti non sono gravosi, perché colui che è generato da Dio vince il mondo. E la vittoria sul mondo è la nostra fede. Chi infatti è il vincitore del mondo se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?' (1 Gv 5,3-5)". E  ricorda giustamente:

"In un tempo in cui una falsa antropologia sta minando l’istituzione divina del matrimonio tra un uomo e una donna, con la famiglia e i suoi figli, la Chiesa dovrebbe ricordare le parole del suo Signore e Maestro: 'Entrate per la porta stretta; poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e sono pochi quelli che la trovano' (Mt 7,13-14)".