Il cardinale Müller interviene al "conclave dei media"

Il cardinal Gerhard Mülller
L'ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ribattezzata Dicastero per la Dottrina della Fede dal defunto papa Francesco, ha appena tracciato sulla stampa un ritratto del papa ideale agli occhi del blocco conservatore di cui è uno dei pilastri. Mentre il vero conclave inizierà il 7 maggio, il "conclave dei media" è già iniziato.
Il pre-conclave potrebbe essere l'occasione per un certo numero di cardinali di marcare la propria scelta di cambio di direzione alla guida della Chiesa? È quanto emerge dalle parole del direttore della Sala Stampa della Santa Sede per descrivere le riunioni quotidiane del Sacro Collegio: "Numerosi gli interventi, riguardanti la Chiesa, i suoi rapporti con il mondo, le sfide che lo attendono e le qualità del nuovo papa", ha sintetizzato con una formula laconica Matteo Bruni il 28 aprile.
Bisogna dire che il bilancio del pontificato appena concluso è in gran parte eterogeneo, addirittura molto cupo su temi come la trasmissione della fede e della morale, il governo e le finanze...
Ma, novità di rilievo in questo periodo di sede vacante: molti porporati non esitano più a prendere la parola anche fuori dalle congregazioni cardinalizie, cosa che sarebbe sembrata inaudita durante il precedente conclave, e che dimostra quanto l’ultimo pontificato abbia rimescolato le carte, per non parlare della dimensione assunta dal “terzo potere” nell’era del digitale e dell’intelligenza artificiale.
"Una Chiesa salda nei suoi principi": è questo il titolo dell'intervista rilasciata a La Stampa il 28 aprile dal cardinale Gerhard Ludwig Müller, che sulle pagine di uno dei maggiori quotidiani italiani offre una visione schietta sul futuro della Chiesa cattolica, che non mancherà di far digrignare i denti ai "guardiani della rivoluzione" della Casa Santa Marta.
Con l'avvicinarsi del conclave, l'alto prelato aspira a un futuro pontificato "inflessibile" di fronte alle pressioni contemporanee, in particolare quelle esercitate da quella che lui chiama la "lobby gay" all'interno della Chiesa. Il cardinale accusa quello che definisce un gruppo di pressione di promuovere una visione relativistica, incompatibile con l'antropologia cristiana e la morale cattolica.
L'ex "capo della Congregazione della fede" insiste sul fatto che il prossimo papa dovrà rifiutare qualsiasi "compromesso dottrinale" sui primi principi della fede: la Chiesa non deve adattarsi alle tendenze culturali dominanti a scapito della sua missione profetica. Critica la crescente tentazione, all'interno dello stesso Vaticano, di cercare di compiacere il mondo ammorbidendo le posizioni tradizionali. Egli vede questo come un tradimento della Chiesa, che deve proclamare la verità di Cristo, anche quando è impopolare.
Il cardinale ha colto l'occasione per fare un bilancio schietto dell'eredità di Papa Francesco: ne ha elogiato alcuni aspetti, in particolare l'enfasi posta sulla misericordia e l'attenzione rivolta alle "periferie", con una formula piuttosto retorica. Ma l'analisi dell'accusa mette in luce le "ambiguità pastorali" che, ai suoi occhi, hanno seminato dubbi tra i fedeli.
Al centro dell'attenzione c'è la dichiarazione Fiducia Supplicans del 2023, che concede benedizioni "non rituali" alle coppie dello stesso sesso. Secondo l'alto prelato, simili iniziative rischiano di offuscare le linee dottrinali e di dare l'impressione che la Chiesa ceda alle pressioni esterne.
Tuttavia, largamente influenzato dal Concilio Vaticano II, di cui si dichiara fedele discepolo, il cardinale tedesco auspica anche per il futuro una collegialità episcopale i cui limiti sono stati chiaramente dimostrati dalla storia recente. In ogni caso, il suo intervento ha il merito di scuotere le acque di quanti credono ancora che il progressismo abbia un futuro nella Chiesa.
L'alto prelato sa che le sue possibilità di accedere al sommo pontificato sono quasi nulle. Il suo intervento cerca di sfruttare l'influenza dei media: il blocco conservatore, di cui è uno dei membri più influenti, sembra meglio organizzato rispetto al conclave precedente. Ma i sostenitori del riformismo hanno a disposizione molte frecce e non c'è garanzia che si lascino sfuggire l'occasione.
Da qui la crescente probabilità di vedere emergere un candidato di compromesso, quindi un candidato di consenso, né troppo "a destra" né troppo "a sinistra", per raccogliere i 90 voti necessari all'elezione del futuro papa.
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(Fonte: La Stampa – FSSPX.Actualités)
Immagine: Saint-Siège