Il Parlamento europeo condanna la Polonia per la sua posizione sull'aborto
La Cancelleria della Polonia
Un anno dopo che la Corte costituzionale polacca ha stabilito che i bambini con deformità hanno gli stessi diritti degli altri, incluso il diritto di nascere, il Parlamento europeo ha votato per "condannare" la Polonia e esigere l'aborto nel Paese.
Circa un anno fa, la corte costituzionale polacca ha dichiarato incostituzionale la legge che autorizza l'aborto nei casi di malformazione fetale, riconoscendo che le persone con malformazioni hanno gli stessi diritti degli altri, compreso il diritto alla vita. Fu una vittoria per i difensori del diritto alla vita.
Dopo questa sentenza, gli unici motivi legali per l'aborto in Polonia si sono ridotti allo stupro, all'incesto e a un grave rischio per la salute della madre.
Il Parlamento europeo (PE) ha ribadito giovedì (11 novembre) la sua condanna alla decisione della Corte costituzionale polacca che, nella sua interpretazione, impone un divieto quasi totale all'aborto.
Il PE considera questo un esempio di "politicizzazione" della magistratura, di "crollo sistemico" dello stato di diritto e di "illegittimità" della corte costituzionale polacca. I bambini che nasceranno avranno un'opinione diversa.
In una dichiarazione rilasciata giovedì, i deputati chiedono al presidente polacco Andrzej Duda di garantire "rapidamente e pienamente" l'accesso a un aborto sicuro, legale e gratuito nel suo paese e sostengono che la decisione, presa il 22 ottobre 2020, mette in pericolo la vita e salute delle donne.
Questa retorica è più che strana, perché la legge polacca fa riferimento alla concessione alle persone con disabilità degli stessi diritti degli altri, incluso il diritto alla vita.
I deputati si sono rammaricati del fatto che la sentenza avrebbe portato i cittadini polacchi a ricorrere ai cosiddetti aborti "non sicuri", a viaggiare all'estero o a portare a termine una gravidanza contro la loro volontà, anche in caso di malformazione grave o fatale del feto, secondo al testo del Parlamento.
I deputati hanno esortato gli Stati membri a cooperare e facilitare l'accesso transfrontaliero per consentire alle donne polacche di beneficiare di aborti gratuiti e sicuri in altri sistemi sanitari nazionali.
"Lo scorso settembre, una donna polacca di 30 anni è morta di sepsi perché i medici si sono rifiutati di eseguire un aborto salvavita. Hanno invece deciso di attendere la morte del feto a causa delle restrizioni all'aborto legale in Polonia", si legge nel testo del PE, che non specifica che l'aborto in questo caso era legale.
Nascondere la verità è spesso il mezzo più comune utilizzato dai sostenitori della cultura della morte. D'altra parte, come hanno ricordato i medici nella dichiarazione di Dublino, l'aborto diretto non è necessario dal punto di vista medico per salvare la vita di una donna.
Questo testo minaccioso e ripugnante ha un solo obiettivo: fissare una nuova pietra miliare per la condanna della Polonia e l'uso di tattiche di pressione come la sospensione dei sussidi europei. Preghiamo per la Polonia, perché continui su questa strada salvifica.
(Fonti: InfoCatolica/europa.eu – FSSPX.Actualités)
Immagine: Adrian Grycuk, CC BY-SA 3.0 PL, via Wikimedia Commons