Il Patriarcato Maronita di Antiochia (2)

Fonte: FSSPX Attualità

Sua Beatitudine Bechara Boutros al Rahi, Patriarca dei Maroniti

Il legame secolare che esiste tra il Libano, principale paese di residenza dei maroniti, e l’Occidente – in particolare la Francia – ha ampiamente contribuito alla latinizzazione del rito maronita. L'esempio più eclatante è il modo in cui si veste il prete durante la messa.

Si tratta degli stessi ornamenti sacerdotali del rito latino, ad eccezione del manipolo, poiché il sacerdote maronita ne indossa due più corti. Fatto sorprendente tra gli orientali che tendono a indossare un piviale per la messa.

Tuttavia, il loro rito è effettivamente di origine antiochena, o siro-occidentale. La lingua usata nella liturgia è il siriaco o l'arabo, quest'ultimo usato più spesso perché è la lingua del Paese. Ma la consacrazione si dice sempre in siriaco.

La loro liturgia conta una trentina di anafore (testi del Canone). La scelta è lasciata al celebrante. Quella più comunemente usata è “l’anafora della santa Chiesa Cattolica Romana, Madre di tutte le Chiese”.

Ecco alcuni punti notevoli della liturgia della Messa:

 

  1. Appena giunto all'altare, dopo avervi deposto il calice e la patena, il sacerdote si inchina tre volte a formare una croce, e recita la seguente preghiera: "Andrò all'altare di Dio, del Dio in cui si rallegra la mia giovinezza. Sono entrato nella tua casa e mi sono prostrato davanti al tuo trono; O Re celeste, perdonami tutti i peccati, tutte le colpe commesse contro di Te".
  2. Ci sono cinque incensazioni, che vengono fatte anche durante le messe basse.
    A) In una di esse, prima dell'offerta del pane e del vino, il sacerdote incensa i vasi sacri (calice e patena). Per fare ciò, il ministro presenta l'incensiere aperto; il sacerdote impone l'incenso; e subito prende il calice e la patena, che capovolge e pone sopra i fumi dell'incenso.
    B) In un altro incensa le sante offerte e recita il salmo Miserere, che ben si adatta ad esprimere lo spirito di penitenza e l'offerta di sacrificio.
  3. Le formule di benedizione sono talvolta circondate da solennità: prendendo una croce da cui pendono dei nastri, il sacerdote si rivolge al popolo e lo benedice tre volte, stendendo le braccia tra ciascuna di queste benedizioni.
  4. La pace del Signore è, come in tutti i riti orientali, donata dal sacerdote che bacia il velo del calice, pone la mano sull'altare, sul calice e sull'ostia; poi lo colloca in quello di un ministrante che precedentemente si è inginocchiato alla destra del sacerdote e gli tende la mano in gesto di supplica. Questo ministrante donerà poi questa pace ricevuta dall'altare a tutti gli altri fedeli.
  5. La fine della messa maronita è particolarmente toccante; si realizza in tre fasi:
    Il sacerdote congeda il popolo con questo augurio:
    “Andate in pace, fratelli carissimi. Ci affidiamo alla grazia di Dio, alla Santissima Trinità”.
    Poi impartisce la benedizione:
    “Scenda dal cielo su di voi e su di me la benedizione di Nostro Signore Gesù Cristo”.
    Infine si congeda dall'altare dicendo:
    “Dimora in pace, o santo altare. Possa io tornare da te in pace... e, avendo pagato i miei debiti, non essere confuso quando comparirò davanti al trono di Cristo nel giorno del giudizio.
    “Dimora in pace. Non so se potrò ancora tornare da te per celebrare i santi Misteri”.

Questa preghiera finale dovrebbe ricordarci che dobbiamo partecipare alla Messa e amarla come se fosse l'ultima alla quale Dio ci dà la grazia di partecipare.