Il pontificato di Francesco: contraddizione apparente e profonda coerenza?
Ultimamente sono stati pubblicati due libri sul pontificato di Francesco. Il primo è la traduzione italiana de La mafia di San Gallo di Julia Meloni (Fede & Cultura), pubblicata negli Stati Uniti con il titolo The St. Gallen Mafia (TAN Books). Il secondo è opera di Jean-Pierre Moreau, François. La conquête du pouvoir (Contretemps)
Gli autori di questi due libri vedono nell'attuale pontificato una profonda coerenza sotto un'apparente contraddizione.
La Mafia di San Gallo per un cambiamento strutturale della Chiesa
L'opera di Julia Meloni è stata oggetto di un'analisi dello storico Roberto de Mattei su Corrispondenza Romana del 3 novembre 2021, inserita in DICI n°415 (dicembre 2021, pp. 4-6). In occasione della pubblicazione della traduzione italiana, Stefano Fontana gli ha dedicato un articolo su La Nuova Bussola Quotidiana del 25 novembre 2022. L'accademico italiano scrive: "Il sottotitolo traduce alla lettera quello americano: Un gruppo riformista segreto all’interno della Chiesa".
"Come è noto, l’espressione da cui prende il titolo il libro è stata coniata da un membro del gruppo, il cardinale belga Daneels, in riferimento ad alcuni alti prelati, poi cardinali, che si incontravano sistematicamente a San Gallo, in Svizzera (ma non solo lì), per coordinare gli sforzi in vista di un cambiamento nella Chiesa: lo stesso Daneels, Martini, Kasper, Murphy O’Connor, Lehmann."
Agli occhi di Stefano Fontana, il grande pregio dell'opera è il seguente: "La narrazione si incentra sull’emergenza del primate d’Argentina, Jorge Mario Bergoglio, e sulla convergenza progressiva delle sue prese di posizione con gli auspici del gruppo di San Gallo. Lascio al lettore queste numerose e interessanti pagine, per segnalare, piuttosto, una delle dimensioni più interessanti del libro." […]
"Come dicevo sopra, la Meloni non scrive solo un giallo ecclesiastico, una storia di trame e trabocchetti, da leggersi come un libro di spionaggio. Le azioni del gruppo di San Gallo hanno dietro di sé una visione teologica e sono finalizzate a un “cambio di regime” nella Chiesa, non solo e non tanto sostituendo una persona con un’altra, ma un paradigma con un altro."
"Il gruppo voleva attuare nella Chiesa la rivoluzione liberale che nel 1972 Karl Rahner aveva espresso nel dettaglio nel suo libro La ristrutturazione della Chiesa come compito e come chance. Revisione della posizione della Chiesa su sessualità, contraccezione ed omosessualità, celibato dei sacerdoti, diaconato femminile, decentramento dottrinale, comunione ai divorziati risposati, sinodalità: questo il programma della “rivoluzione” del gruppo di San Gallo, già codificato alla sua nascita."
E aggiunge: "Secondo la Meloni, Bergoglio fu eletto nel nuovo conclave del 2013 come esito finale di una lunga macchinazione durante la quale il gruppo aveva dovuto pazientare, aspettare il momento opportuno, rivedere momentaneamente la propria tattica, riposizionarsi, ma senza mollare mai, nemmeno dopo il suo assottigliamento per la morte di Silvestrini prima e di Martini poi."
"Ed infatti l’autrice elenca i provvedimenti con cui oggi Bergoglio/Francesco sta realizzando tutti i punti dell’agenda del gruppo richiamati sopra". Conclude Stefano Fontana indicando il metodo impiegato dai mafiosi di San Gallo per raggiungere i propri fini: "Due sono i criteri tattici seguiti per la “rivoluzione” nella Chiesa, oggi in piena attuazione, secondo la nostra Autrice".
"Il primo è la velocità: Murphy O’Connor [cardinale arcivescovo di Westminster nel Regno Unito, 1932-2017] diceva che sarebbero bastati quattro anni di Bergoglio per avere una Chiesa diversa. Ne sono passati di più e tutti vedono che si sta procedendo a tappe forzate. La seconda, solo apparentemente contraria, è quella della prudenza."
"Gettare le basi dei cambiamenti, produrli indirettamente, fermarli temporaneamente quando si fanno troppo dirompenti e, quindi, passibili di una pericolosa reazione, farli camminare sottotraccia per farli poi emergere al momento opportuno". – Questa prudenza tattica spiegherebbe le apparenti contraddizioni di una rivoluzione che sarebbe tuttavia profondamente coerente.
Un papa sotto influenza
Il secondo libro recentemente pubblicato, François. La conquête du pouvoir [Francesco. La conquista del potere] è sottotitolato Itinéraire d’un pape sous influence [Itinerario di un papa sotto influenza]. Il suo autore, Jean-Pierre Moreau, è uno specialista dell'America Latina dove ha incontrato in diverse occasioni molti rappresentanti della teologia della liberazione che hanno segnato il pensiero e la pratica di papa Francesco.
Secondo lui, l'influenza che grava sull'attuale pontefice è triplice:
- in primo luogo, la "teologia del popolo" – una variante argentina della "teologia della liberazione" che promuove il "popolo di Dio" come "luogo teologico", e quindi fonte di conoscenza della Rivelazione;
- poi, il peronismo, sottile miscela di pragmatismo opportunista e ideologia "populista";
- infine, la riforma della Compagnia di Gesù guidata da P. Pedro Arrupe, Superiore Generale dei Gesuiti dal 1965, alla chiusura del Concilio Vaticano II, e fino al 1983.
Nella sua postfazione, l'autore insiste su quest'ultimo punto, scrive: "Da quando Papa Francesco è stato eletto, abbiamo cercato di scoprire chi fosse. Era sconosciuto ai fedeli francesi. Tutto questo lavoro ci ha portato a una certa conclusione: Papa Francesco sta portando avanti il programma di riforma della Compagnia di Gesù avviato da padre Arrupe…"
A chi obiettasse che si trattava della riforma della Compagnia e non di quella della Chiesa, Jean-Pierre Moreau risponde: "Significa dimenticare le centinaia testi di P. Arrupe pubblicati nel 1982, dal titolo La Iglezia de Hoy y del Futuro : La Chiesa di oggi e del futuro. La sua riforma era quindi rivolta a tutta la Chiesa.
Il tedesco Karl Rahner, s.j., lo spagnolo Pedro Arrupe s.j., l'italiano Carlo Maria Martini s.j. (Vedi l'articolo I gesuiti onnipresenti in Vaticano), o la Mafia di San Gallo in Svizzera? Possiamo determinare un'influenza preponderante o piuttosto discernere un insieme di influenze convergenti? La storia lo dirà.
Un pontificato provvidenzialmente rivelatore
In un articolo del 21 novembre, il connazionale di papa Francesco che gestisce il blog Caminante Wanderer si accontenta di vedere l'effetto paradossalmente provvidenziale di questo pontificato: papa Francesco applica fino in fondo le riforme conciliari, senza alcuna riserva, timidezza o scrupolo dei papi che lo hanno preceduto, perché tutti possano vedere, senza alcun dubbio possibile, i frutti amari del Vaticano II. Una lezione inconfutabile dei fatti, contra factum non fit argumentum.
Secondo il misterioso argentino si tratta di un vero e proprio "schiaffo per chi ha acclamato Francesco come il pontefice che avrebbe finalmente applicato in profondità le riforme conciliari. [Fondamentalmente] avevano fatto bene i calcoli: la Chiesa che rappresenta papa Bergoglio è la Chiesa conciliare, quella degli ordini religiosi e delle congregazioni moribonde, dei seminari deserti, della confusione dottrinale, della corruzione radicata in buona parte dell'episcopato e del clero , della dissoluzione e perdita della fede, dell'insignificanza nella società contemporanea, delle chiese demolite o vendute per mancanza di fedeli, della desacralizzazione liturgica, ecc."
Come tutti i rivoluzionari, i conciliari – almeno quelli non del tutto accecati dall'ideologia – sono sorpresi nel vedere che le riforme promosse dal Vaticano II stanno portando a un grande vuoto. Gli ideologi calpestano i fatti e cadono in questo vuoto, convinti di essere nel vero. Un vero vuoto
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(Fonti: NBQ/Contretemps/ Caminante Wanderer - trad. à partir de benoitetmoi/DICI n°427 – FSSPX.Actualités)
Immagine: Dede454, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons