Intervista al Papa a “Civiltà Cattolica”

Fonte: FSSPX Attualità

Il 19 maggio 2022, papa Francesco ha rilasciato un'intervista ai direttori delle riviste europee della Compagnia di Gesù, riuniti in udienza presso la Biblioteca Privata del Palazzo Apostolico. C'erano, oltre al Superiore Generale della Compagnia di Gesù, P. Arturo Sosa, anche dieci giornalisti.

Il Papa ha risposto ai suoi interlocutori. Vale la pena riflettere su alcune risposte.

Una prima domanda incentrata sul "significato e la missione delle riviste della Compagnia di Gesù". Il Papa ha insistito sul fatto che la comunicazione non dovrebbe essere soprattutto limitata alle "idee", ma che dovrebbe essere radicata nell'esperienza. Ha ripetutamente affermato che "la realtà è superiore all’idea".

Formulazione che non è molto chiara. Infine, il Papa vuole che si discuta sempre della realtà e non limitarsi a una battaglia di idee. Forse ci si dimentica che sono le idee a guidare il mondo.

Il Papa ha insistito su questo punto: "la realtà si discerne [i.e. deve essere oggetto di un giudizio di intelligenza]. Il discernimento è il carisma della Compagnia. A mio avviso, è il primo carisma della Compagnia". Certo, sant'Ignazio ha insistito molto, soprattutto nei suoi Esercizi spirituali, sul discernimento degli spiriti. Ma oggi il carisma sembra quasi scomparso tra i gesuiti...

La domanda successiva riguardava l'Ucraina. Il Papa ha preso molte precauzioni nel comunicare il pensiero. Ha riferito ciò che un capo di stato gli aveva detto pochi mesi prima dell'inizio del conflitto: "Stanno [la NATO] abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro". Ha poi lodato la saggezza del giudizio.

Ha anche notato che non va detto che tutto è nero da un lato e bianco dall'altro, e suggerito che la guerra potrebbe essere stata provocata. Ha inoltre deplorato la ripresa del commercio di armi.

Ha affermato, infine, che è iniziata la Terza Guerra Mondiale, una guerra "a pezzi", ricordando i tanti punti del globo che sono attualmente in guerra, aperta o latente. Ha insistito sul fatto che in un secolo ci sono state state tre guerre mondiali. La risposta a questa domanda è molto lunga e mostra la preoccupazione di Francesco.

Una terza domanda si è concentrata sui "segni di rinnovamento spirituale" nella Chiesa. La prima riga della risposta è chiara: "È molto difficile vedere un rinnovamento spirituale usando schemi molto antiquati. Bisogna rinnovare il nostro modo di vedere la realtà, di valutarla."

Prosegue il Papa: "Nella Chiesa europea vedo più rinnovamento nelle cose spontanee che stanno nascendo: movimenti, gruppi, nuovi vescovi che ricordano che c’è un Concilio alle loro spalle. Perché il Concilio che alcuni pastori ricordano meglio è quello di Trento. E non è un’assurdità quella che sto dicendo."

Poi assistiamo a una nuova accusa contro il tradizionalismo: "Il restaurazionismo è arrivato a imbavagliare il Concilio. Il numero di gruppi di «restauratori» – ad esempio, negli Stati Uniti ce ne sono tanti – è impressionante. "

Seguono una lunga apologia di P. Pedro Arrupe, Superiore Generale dei Gesuiti dal 1965 al 1981, grande progressista, apprezzato da Paolo VI, ma molto meno da Giovanni Paolo II. Aggiunge di voler far "capire com’era il periodo post-conciliare. E questo sta accadendo di nuovo, soprattutto con i tradizionalisti. Per questo è importante salvare queste figure che hanno difeso il Concilio e la fedeltà al Papa."

La quinta domanda si è concentrata sul Cammino sinodale tedesco. Chi l'ha posta ammira il lavoro che vi viene svolto.

Francesco sembra deluderlo: "Al presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Bätzing, ho detto: «In Germania c’è una Chiesa evangelica molto buona. Non ce ne vogliono due». Il problema sorge quando la via sinodale nasce dalle élite intellettuali, teologiche, e viene molto influenzata dalle pressioni esterne. Ci sono alcune diocesi dove si sta facendo la via sinodale con i fedeli, con il popolo, lentamente."

Infine, il Papa si è difeso anche nel suo atteggiamento nei confronti della diocesi di Colonia e del cardinale Rainer Woelki, dando la colpa alle pressioni esterne che rendevano impossibile una decisione effettiva. Cosa che può sembrare giusta in sé, ma che non ha sempre giovato agli accusati, se ricordiamo la sorte di mons. Michel Aupetit.

Francesco appare sempre più amareggiato di fronte a tutte le tendenze "tradizionali" e ai conservatori che gli sembrano ostacolare l'applicazione del Concilio e che accusa di tutti i mali in questo campo. È un modo per trasferire il disastro postconciliare su dei capri espiatori per evitare di doversi porre le vere domande su questa crisi senza precedenti.