Israele: la Knesset adotta una riforma molto contestata

Fonte: FSSPX Attualità

Manifestazioni contro la legge di riforma della giustizia

Ignorando 29 settimane di proteste, la destra israeliana ha varato la "legge sulla ragionevolezza" per limitare il margine di manovra della Corte Suprema, che ora esaminerà i ricorsi contro la stessa legge, aprendo con ogni probabilità la strada allo scontro di poteri in un Paese che non ha una Costituzione. Prime pagine nere per i giornali israeliani.

Un Paese profondamente diviso e uno shock istituzionale che, nonostante il voto unitario della maggioranza, sembra tutt'altro che finito. È più o meno una sintesi della situazione politica in Israele all'indomani dell'approvazione da parte della Knesset del primo tassello della riforma della giustizia voluta dal Governo, che riunisce Likud, partiti religiosi e movimenti nazionalisti di estrema destra.

Le 29 settimane di manifestazioni e le preoccupazioni espresse dal presidente Isaac Herzog, da Washington e da molte comunità ebraiche della diaspora che hanno più volte chiesto un compromesso, non hanno impedito a Binyamin Netanyahu di andare allo scontro. Egli ha fatto approvare la cosiddetta legge "sulla ragionevolezza" con 64 voti a maggioranza, su 120.

Tutte le opposizioni, in segno di protesta, sono uscite dall'aula senza votare. Uno spartiacque che anche diversi giornali israeliani hanno voluto sottolineare pubblicando oggi in prima pagina una grande immagine nera dal titolo: "Un giorno nero per la democrazia".

Il provvedimento adottato limita la capacità della Corte Suprema di intervenire nelle leggi approvate dalla Knesset. La questione è molto delicata perché, a causa della feroce opposizione dei partiti religiosi che non vogliono opporsi alla Torah, Israele non ha mai adottato una Costituzione. Il Paese ha 13 leggi fondamentali, approvate a maggioranza qualificata dal Parlamento israeliano.

Queste norme dettano le regole elettorali, l'organizzazione istituzionale e alcuni principi fondamentali ai quali ogni legge deve conformarsi; ma queste sono aree molto limitate. Ecco perché, a più riprese, la Corte Suprema ha applicato il principio di "ragionevolezza" per porre fine a norme che, pur non contravvenendo a nessuna delle leggi fondamentali, erano ritenute dai giudici contrarie alle regole di equità e giustizia.

Così, in passato, partiti della destra nazionalista si sono visti, a più riprese, osteggiati dalla Corte Suprema, in merito a proposte apertamente razziste o lesive dei diritti riconosciuti ai palestinesi da altre norme dell'ordinamento israeliano. 

Per questo la Knesset, su pressione di questi partiti, ha stabilito con legge ordinaria (senza la maggioranza qualificata richiesta per una nuova legge fondamentale) che i giudici non potranno più invocare il criterio della "ragionevolezza" per respingere le leggi approvate in Parlamento. Tuttavia, la partita è tutt'altro che vinta.

Non appena la legge è stata approvata, un'associazione di giuristi – il Movimento per un governo di qualità in Israele – ha presentato una petizione chiedendo alla Corte Suprema di intervenire contro la legge. La presidente della massima corte, Esther Hayut, che si trovava in Germania, è subito rientrata in Israele, annunciando che l'appello verrà esaminato al più presto.

È quindi molto probabile che nei prossimi giorni la Corte si pronuncerà contro la "legge sulla ragionevolezza", aprendo così ufficialmente il conflitto tra potere giudiziario e potere legislativo.

Resta sul tavolo anche un altro nodo scottante: la posizione del procuratore generale dello Stato, Galia Baharav-Miara, in aperto conflitto con la politica della giustizia del governo Netanyahu. Di certo non avrebbe difeso la nuova legge davanti alla Corte Suprema. L'esecutivo potrebbe quindi invocare la legge appena approvata per arrogarsi il potere di annullare il giudizio dell'Alta Corte, portando a una grave crisi tra i poteri del sistema israeliano.