La Chiesa in stato di sinodo permanente (1)
Il 16 ottobre 2022, al termine dell'Angelus domenicale, Papa Francesco ha annunciato che la XVI Assemblea del Sinodo dei Vescovi si terrà in Vaticano in due sessioni, a distanza di un anno: la prima si svolgerà dal 4 al 29 ottobre ottobre 2023 e la seconda è prevista per ottobre 2024.
Questo annuncio ha ispirato alcune opportune riflessioni al vaticanista Aldo Maria Valli sul suo blog il 22 ottobre. Ironizza su "L’estensione del sinodo sulla sinodalità e il trionfo dei nuovi dogmi della Chiesa antidogmatica".
Scrive con grande buon senso il giornalista italiano: "Già un sinodo sulla sinodalità suscita perplessità. La Chiesa che non doveva essere autoreferenziale si avvita su se stessa e si concepisce sempre più come istituzione del tutto umana. Poi, la decisione di Francesco di prolungare il sinodo fino al 2024 le rafforza."
"Ecco che la Chiesa si mette in una sorta di assemblea permanente, un assemblearismo che ricorda quello sessantottesco e del quale è facile prevedere l’esito: un’orgia di parole alla moda. Discernimento di qua e discernimento di là. Ascolto e cammino, cammino e ascolto. Con il contorno delle solite condanne per i rigidi."
E continua: "Così il sinodo da “evento” diventa “processo”. Processo. Altra parola in voga. Che si tradurrà nella solita produzione di indeterminatezza, di sì che sono anche no, di no che sono anche sì, di formule vaghe che cercano di tenere insieme tutto e il contrario di tutto. Perché mica bisogna essere rigidi."
"Nato nel segno della collegialità, e già ci sarebbe molto da dire in proposito, il sinodo sfocia nell’assemblearismo. Ma truccato. Perché con il sinodo del 2014-2015 sulla famiglia il Papa forzò la mano rispetto alle posizioni dei vescovi e di fatto lo gestì pilotandolo dal centro. E così è anche adesso."
"L’assemblearismo che si prospetta darà quindi la possibilità di introdurre cambiamenti dottrinali nel nome del decentramento. L’autorità magisteriale ne risulterà ulteriormente svalutata, la confusione si farà ancora più marcata e il popolo, l’amato popolo del quale tanto si ciancia, sarà ancora più confuso."
Qui Aldo Maria Valli sottolinea una contraddizione che non sfugge agli osservatori più lucidi: "Nella Chiesa antidogmatica si vanno accumulando i nuovi dogmi: accanto al cammino e all’ascolto, la sinodalità ha ormai un suo posto. Un’altra parola magica si è aggiunta all’elenco. La regola è che più il significato è vago, meglio è."
"La decisione di estendere il sinodo sulla sinodalità è funzionale all’idea che la Chiesa debba essere sempre in sinodo. Ovvero sempre più liquida. Un assemblearismo permanente che si affianchi all’autorità e che anzi diventi esso stesso magistero. Col risultato di legittimare tutto."
"Perché una Chiesa che cammina, ascolta e discerne, un Chiesa in sinodo, non è una Chiesa che decide, che stabilisce limiti, ma una Chiesa “aperta” e “in uscita”. Prepariamoci al diluvio di parole vuote e formule ambigue. I nuovi dogmi della Chiesa antidogmatica incombono e saranno gestiti in modo sempre più sfacciato."
Un concilio sotto mentite spoglie
Su Monday Vatican del 24 ottobre, Andrea Gagliarducci segnala anche il pericolo di una Chiesa in stato di sinodo permanente: "Da tempo Papa Francesco ha posto la Chiesa in stato di sinodo permanente. Il sinodo sulla famiglia si è svolto in due sessioni, nel 2014 e nel 2015."
"Dopo il sinodo sui giovani nel 2018, nel 2019 c'è stato un sinodo straordinario sulla regione panamazzonica. Con l'attuale percorso sinodale, che proseguirà fino al 2024, possiamo dire che più della metà degli anni di questo pontificato hanno visto la Chiesa in stato di sinodo."
Il vaticanista italiano ritiene che Francesco ritenga che quella sinodale sia "la via migliore per far avanzare l'idea di Chiesa che ha in mente. (…) All'inizio del pontificato, scrive, c'erano grandi timori che il Papa convocasse un concilio Vaticano III. Ma questo sinodo permanente sembra essere un concilio sotto mentite spoglie."
"L'unica differenza è che le questioni importanti non vengono discusse apertamente da vescovi ed esperti in un'assemblea trasparente e attiva. I grandi temi emergono nelle discussioni sinodali senza esito: solo passi avanti o indietro, che spetterà poi all'autorità definire. Nel frattempo, l'autorità non determina, ma porta avanti questa discussione permanente."
E fa notare con precisione: "Forse proprio perché il Papa non prende una posizione netta che certe conferenze episcopali hanno fatto da sole molta strada, arrivando a proposte di modifiche dottrinali sostanziali. È il caso del cammino sinodale della Chiesa in Germania, ma non solo".
"Potete leggere le relazioni nazionali di questo sinodo in Francia e in Svizzera, per vedere dove stiamo andando a livello dottrinale, senza dimenticare la decisione dei vescovi delle Fiandre, in Belgio, di definire una formula per la benedizione delle coppie omosessuali."
Andrea Gagliarducci deplora l'approccio apparentemente "fluido" del Papa che però "si presenta [infine] come decisore nato, perché nessuna discussione lo ha portato a prendere una decisione. Basti pensare alla riforma della Curia, fatta e promulgata quasi sempre al di fuori delle adunanze del Consiglio cardinalizio".
Infatti "Francesco non prende posizioni precise nei dibattiti. Lascia a tutti la possibilità di interpretare, e solo dopo chiarisce quale potrebbe essere, a suo avviso, la migliore interpretazione. Quindi, lascia tutto così com'è, cambiando in seguito".
"Il Papa resta il punto di riferimento centrale, soprattutto in materia di governo. […] Sulle questioni dottrinali tutto sembra sospeso, ad eccezione di alcune decisioni che riguardano l'ambito liturgico – come l'abolizione della liberalizzazione della Messa tradizionale."
Continua…
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(Fonti: Aldo Maria Valli/Monday Vatican/DICI n°426 – FSSPX.Actualités)