L'enciclica «Fratelli tutti», ma di chi?

Il 4 ottobre 2020 - dopo averla firmata il giorno prima ad Assisi - Papa Francesco ha pubblicato la terza enciclica del suo pontificato, dal titolo "Fratelli tutti, sulla fraternità e l'amicizia sociale".
Questo documento di 90 pagine, insieme a 288 note, è in linea con la dichiarazione di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019, "sulla fraternità umana per la pace nel mondo e la convivenza comune", co-firmata da Francesco e dal grande imam di al-Azhar, Ahmed el-Tayeb, citato personalmente quattro volte nell'enciclica. Quest'ultimo ha anche dichiarato il 4 ottobre: "Il messaggio del mio fratello Papa Francesco, Fratelli tutti, è un'estensione del Documento sulla fratellanza umana (...). È un messaggio rivolto alle persone di buona volontà e di coscienza viva, e che restituisce coscienza all'umanità."
Tra le fonti del Papa si segnalano: una canzone del cantautore brasiliano Vinicius de Moraes - con una nota sul suo disco del 1962 -, il regista Wim Wenders, il teologo Karl Rahner, San Tommaso d'Aquino, Gabriel Marcel, Paul Ricoeur, Georg Simmel, Karol Wojtyla nel suo libro Amore e responsabilità, René Voillaume… Francesco si riferisce alle Sacre Scritture, ai suoi predecessori, alle conferenze episcopali in tutto il mondo, ai suoi scritti o interviste. Ma il Papa dice anche di essere in debito con Martin Luther King, Desmond Tutu, Gandhi e Charles de Foucauld ...
Un'enciclica molto politica
In Le Figaro del 5 ottobre, Jean-Marie Guénois scrive che si tratta di un'enciclica "molto politica", e vi vede un richiamo a tre temi spesso affrontati da Francesco durante i suoi sette anni di pontificato:
1. La questione dei "confini" (n° 129 e segg.). Per Francesco, "i confini e le frontiere degli Stati non possono impedire" l'arrivo di un migrante perché non è un "usurpatore". Così "nessuno può essere escluso, non importa dove sia nato", poiché "ogni paese è anche quello dello straniero". Quindi, a "quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale, è importante applicare il concetto di “cittadinanza”" e "rinunciare all'uso discriminatorio del termine minoranze". Infatti "gli immigrati, se li si aiuta a integrarsi, sono una benedizione, una ricchezza e un nuovo dono che invita una società a crescere". - Su questa questione dove il Papa ignora la religione dei migranti, si veda il nostro dossier in Nouvelles de Chrétienté (n° 169, gennaio-febbraio 2018) "François et les migrants" dove possiamo leggere: "Le posizioni del Papa sull'immigrazione prevalentemente musulmana riguardano la vita, o la sopravvivenza, delle nazioni cristiane. Domanda vitale per tutti. (...) L'immigrazione non è solo una questione politica ed economica, ma anche religiosa."
2. "Proprietà privata" (n° 118 e segg.). Francesco ricorda che non è esclusiva ma relativa alla sua "funzione sociale" di aiutare i più poveri. Esiste una "subordinazione di ogni proprietà privata alla destinazione universale dei beni della terra e, pertanto, il diritto di tutti al loro uso".
3. La nozione di "guerra giusta" (n° 255 e segg.). Non è più pensabile: "non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra!"
E Jean-Marie Guénois conclude: "Francesco chiede quindi di trasformare il budget per le armi in un "fondo globale" per combattere la fame. E pone l' "imperativo" della "totale eliminazione delle armi nucleari" come "obiettivo finale". In questo spirito, chiede anche l'eliminazione della pena di morte ovunque."
Sul sito Liberté politique, il 5 ottobre, l'editorialista Constance Prazel sottolinea il discorso molto "politicamente corretto" dell'enciclica, sulla forma, e il suo allineamento con la politica delle organizzazioni mondiali, nella sostanza: "L'orizzonte proposto da Francesco in questo testo pone una domanda: molto politica, troppo politica. La frase “l’amicizia sociale che non esclude nessuno e la fraternità aperta a tutti” (n. 94) suona come i discorsi elettorali di Anne Hidalgo, così come la sua visione di una “cultura dell'incontro” (n. 30)".
"Papa Francesco non si accontenta di stabilire principi vaghi come questa amicizia sociale inclusiva; è a favore di strade concrete problematiche, ad esempio il rafforzamento delle organizzazioni internazionali, o “una legislazione (governance) globale per le migrazioni” (n ° 132), senza avere la prudenza di ricordare che gli organismi internazionali oggi sono i migliori garanti della governance globale al servizio della cultura della morte. Prende atto dell'indebolimento degli Stati nazionali, non per chiederne il rinnovamento, ma per la scomparsa favore del transnazionale, idea già contenuta nella Laudato si' ."
La critica all'enciclica di san Pio X
Com'era prevedibile, il contenuto di questa nuova enciclica ha suscitato molti commenti critici già prima della sua pubblicazione. Dal 6 settembre il titolo, annunciato in anticipo dai media, "Fratelli tutti", ha ispirato un articolo sul sito Le cronache di Papa Francesco, dal titolo: "Fratelli di tutti. E nessuno."
Questo "fratelli tutti", secondo l'editore del sito italiano, rifà "purtroppo allo slogan umanista della fraternità universale fra tutti gli uomini e al dio-unico dell’ecumenismo sincretista del Documento sulla fratellanza umana e per la pace mondiale e la convivenza comune firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019."
"È vero che l’incipit – informano dalla Sala Stampa della Santa Sede – è tratto dalle Ammonizioni di San Francesco (Fratelli tutti, guardiamo il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce, 6, 1: FF 155), ma il Santo di Assisi – la cui vita è stata manipolata dalla propaganda massonica e da quella modernista – si rivolgeva ai suoi frati, i membri del suo ordine, e ai suoi fratelli nella fede, i battezzati. E richiama anche al vero unico Dio, quello che Gesù Cristo ci ha rivelato: la SS. Trinità."
"Già immaginiamo l’obiezione di molti: ma il Signore stesso ha detto che siamo tutti fratelli! (cfr. Mt 23, 8). Sì, è vero – rispondiamo –, ma se si legge attentamente il Vangelo si noterà che il Divin Maestro e Signore non si rivolgeva a tutti gli uomini, ma soltanto ai suoi discepoli. Solo i cristiani sono tutti fratelli perché sono gli unici uomini che possono chiamare “Padre” Dio (Creatore di tutti gli uomini) per mezzo del sacramento del Battesimo (cfr. Rm 8, 14-15). E il comandamento nuovo dell’amore fraterno Cristo lo ha dato soltanto ai suoi discepoli (cfr. Gv 13, 34-35; 15, 9-14)." [...]
"Tutti gli uomini hanno lo stesso Creatore, ma non tutti, purtroppo, ne sono diventati figli adottivi in Cristo Gesù (cfr. Gal 3, 26-28). Tutti gli uomini sono chiamata ad amare, ma solo i discepoli di Cristo possono amare totalmente (cfr. 1Gv 4, 7-11). Per questo Cristo ha dato alla sua Chiesa il comando di evangelizzare e battezzare tutte le creature (cfr. Mc 16, 15-18)."
"L’utopia ideologica-umanista della fratellanza universale nasce e si diffonde con la massoneria, il cui fondamento è la negazione del peccato originale e il rifiuto di tutta la rivelazione cristiano-cattolica."
"“Come ha potuto una tale aberrazione penetrare così profondamente nella Chiesa cattolica fino alla Cattedra più alta? Col modernismo, un modo nuovo di pensare la Fede, più che negarne questa o quella verità, come aveva spiegato – e smascherato – San Pio X. [I modernisti] Per la nozione di fraternità… stabiliscono la base nell’amore degli interessi comuni, oppure, al di là di tutte le filosofie e di tutte le religioni, nella semplice nozione di umanità, comprendendo così nello stesso amore e in un’eguale tolleranza tutti gli uomini con tutte le loro miserie, tanto intellettuali e morali quanto fisiche e temporali”, scriveva il grande Papa santo nella Notre Charge Apostolique, di cui quest’anno ricorre il 110° anniversario."
"E aggiungeva: “Non vi è vera fraternità al di fuori della carità cristiana, che per amore di Dio e del suo Figlio Gesù Cristo, nostro Salvatore, abbraccia tutti gli uomini per confortarli tutti e tutti condurre alla stessa fede e alla stessa felicità celeste. Separando la fraternità della carità cristiana intesa in tal modo, la Democrazia, lungi dall’essere un progresso, costituirebbe un disastroso regresso per la civiltà”."
Prima e dopo l'enciclica, un programma costante
Già "fratelli tutti". - Il 14 maggio 2020, durante la "Giornata della Fratellanza", giornata di penitenza e preghiera programmata dall'Alto Comitato per la Fratellanza umana creato per promuovere la dichiarazione di Abu Dhabi, il Papa aveva anticipato il titolo dell'enciclica, ricordando nell'omelia che "San Francesco d'Assisi ha detto: “Fratelli tutti”." Una formula in cui il Sommo Pontefice ha ritenuto inclusi i "fratelli e sorelle di tutte le confessioni religiose (...) uniti nella fratellanza che ci unisce in questo momento di dolore e tragedia [a causa della pandemia di coronavirus. Nota dell'editore]."
Nella stessa omelia ha respinto le critiche a relativismo dottrinale: "Forse ci sarà qualcuno che dirà: Questo è relativismo religioso, non si può fare. Ma come non si può fare! Pregare il Padre di tutti? Ognuno prega come sa, come può, come ha imparato nella propria cultura."
Come ha sottolineato Nico Spuntoni sulla Nuova Bussola Quotidiana del 13 settembre: "Queste sono, tra le altre, le preoccupazioni espresse dal vaticanista Aldo Maria Valli in un articolo sul suo blog Duc in altum (sotto il titolo: "Se Dio diventa relativista") e il filosofo Josef Seifert, ex membro della Pontificia Accademia per la Vita, secondo cui “attribuendo a Dio la volontà che ci siano religioni che contraddicono la sua Rivelazione divina (…) Lo trasformiamo in un relativista che non sa che esiste una sola verità”."
Ancora "fratelli tutti". - Il 9 settembre è apparso TerraFutura, un libro di interviste tra il Papa e il giornalista non credente Carlo Petrini. Accompagnato durante la presentazione del suo libro alla stampa da Mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti (Italia), e autore della prefazione del libro, nonché da padre Antonio Spadaro, sj, direttore della Civiltà Cattolica, Carlo Petrini ha sottolineato l'importanza accordata dal Sommo Pontefice alla "fratellanza umana" e all' "amicizia sociale".
P. Spadaro - di cui non si può dire che abbia l'ascolto del Papa - ha annunciato che questo libro è stato "una buona introduzione alla lettura di quella che sarà la terza enciclica del Papa". Secondo lui, il dialogo interreligioso che il Sommo Pontefice dovrebbe sostenere in Fratelli tutti riguarda "il pio agnostico" (sic), il non credente che vuole scambiare opinioni con il credente, e che va distinto dall' "ateo devoto" (re-sic), colui che non crede dogmaticamente all'esistenza di un Dio e rifiuta la discussione. Il Papa insiste sulla necessità di un "dialogo come metodo", ha affermato padre Spadaro, e questo all'interno della Chiesa cattolica, come tra le diverse spiritualità. Nelle interviste, che Carlo Petrini riporta da parte sua, Francesco accoglie le iniziative di "sinodalità civile" e invita a costruire un dialogo tra credenti e non credenti. - Questo è ciò che oggi chiamiamo a Roma "biodiversità culturale" (re-re-sic), in passato si parlava di relativismo dottrinale ...
Sempre "fratelli tutti". - Mons. Bruno Marie Duffé, segretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha annunciato all'agenzia romana I.Media che il prossimo messaggio per la pace di Papa Francesco, in onda il 1° gennaio 2021, avrà come tema "Prendersi cura dell'altro, un cammino verso la pace". Questo messaggio, ha spiegato il prelato, si ispirerà ai principi dell'enciclica Fratelli tutti. "Scoprire la cura per la Terra, per i poveri e per i più fragili", questo è il principio che svilupperà il prossimo messaggio di pace, per costruire prospettive di pace.
Il messaggio per la pace cercherà di "valorizzare il testo" dell'enciclica "Fratelli tutti, sulla fraternità e l'amicizia sociale", per "farlo conoscere e affinché tutti se ne approprino", ha spiegato Mons. Duffé, per il quale questa enciclica rappresenterà in qualche modo il "testo della maturità" e il "diario di bordo" del suo pontificato. E rivela che se per Laudato si' Francesco aveva affidato parte della scrittura a "un gruppo di scienziati e teologi", questa volta è autore di almeno l'80% del testo.
Una Chiesa allineata con le Nazioni Unite
La linea coerente del Papa è stata espressa anche nel suo videomessaggio alle Nazioni Unite per il suo 75° anniversario, il 25 settembre. Questo ha portato Stefano Fontana a deplorare, nella Nuova Bussola Quotidiana del 28 settembre, "una Chiesa che diventa serva dell'Onu": "Covid, globalismo e sovranismo, vaccini, clima ... Il messaggio inviato nei giorni scorsi da Francesco all'ONU, in occasione del 75° anniversario della fondazione, affronta tanti temi ricorrenti negli interventi pontifici, legati all'uso ripetuto di tante parole chiave sempre uguali, ma soprattutto sottolinea la tendenza ad adattarsi al sentimento prevalente, piuttosto che fornire chiavi interpretative ispirate alla dottrina sociale della Chiesa."
"Gli argomenti affrontati nel messaggio sono davvero presenti oggi sulla scena, ma l'interpretazione dei fatti è senza dubbio tale che i vertici delle Nazioni Unite non saranno certo turbati, ma confermati nella loro condotta."
Su globalismo e nazionalismo, Stefano Fontana sottolinea che "Papa Francesco utilizza il Covid-19 per invocare un maggiore multilateralismo e per condannare le chiusure nazionaliste e individualiste. Ritorna così la sua condanna senza appello ad alcuna sovranità a cui sia assimilata qualsiasi forma di patriottismo o appello alla dimensione nazionale dei problemi ... [Eppure] il fatto di tutelare la propria la nazione dal contagio epidemico non è un atto di egoismo politico.
"Spingendo in questa direzione, il Papa sta oggettivamente facendo il gioco degli attori finanziari, economici e politici che vogliono il famoso “nuovo umanesimo” globalista, con il grande pericolo di realizzare un pensiero unico universale, un insieme di principi condivisi dalle potenze multinazionali e imposto sovranamente. È incomprensibile che non si faccia appello ai concetti di “popolo” e “nazione” come espressioni naturali della socialità della persona, così presenti nella dottrina sociale della Chiesa. Il Covid-19 non può essere l'occasione per inviare le “frontiere” al macello [...]. La Chiesa dovrebbe mostrare una maggiore capacità critica su questi temi."
(Fonti: Vatican News/Figaro/Liberté politique/Cronache di Papa Francesco/ Nuova Bussola Quotidiana/cath.ch – DICI n°401, octobre 2020)
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