Né scismatici, né scomunicati (2)

Fonte: FSSPX Attualità

Papa Paolo VI

Il sito FSSPX.Attualità ripropone un articolo del 1988 che, divenuto difficilmente reperibile, merita una nuova presentazione. Il testo riprende la constatazione della crisi della Chiesa e della sua gravità, che costringe i fedeli a scegliere tra la fede e l'obbedienza ai nuovi orientamenti ecclesiali, essi scelgono la fede e l’unione con il vero Capo della Chiesa, Cristo.

La scelta del “sensus fidei”

Nell'apparente conflitto tra "obbedienza" e verità, i cattolici meglio informati hanno scelto la verità, certi, nel loro sensus fidei, che solo la verità assicura l'unione con il Capo invisibile della Chiesa che è Cristo.

Etichettati, quindi, come "tradizionalisti" e ritenuti incapaci di distinguere tra Tradizione divina e tradizioni umane, tra ciò che, nella tradizione della Chiesa, è soggetto a cambiamento e ciò che è irriformabile, tra evoluzione omogenea ed eterogenea del dogma; etichettati come disobbedienti e oggi anche come scomunicati e scismatici, sentono bene che ciò non corrisponde alla realtà.

Sono consapevoli di non essere scismatici, cioè "volentes per se Ecclesiam constituere singularem"[1] : non hanno alcun desiderio di costituire una Chiesa per sé stessi; al contrario, si oppongono all'attuale orientamento ecclesiastico solo per rimanere nell'unica Chiesa di Cristo.

Nessuno di loro "rifiuta di agire come parte di un tutto" né vuole "pensare, pregare, comportarsi, vivere insomma, non nella Chiesa e secondo la Chiesa, ma come un essere autonomo che stabilisce egli stesso la legge del suo pensiero, della sua preghiera, della sua azione"[2].

Al contrario, è proprio per non smettere di pensare, di pregare, di agire "nella Chiesa e secondo la Chiesa" che essi resistono alla nuova corrente ecclesiale, nella misura in cui essa pretende di allontanarli, nella dottrina o nella pratica, dalla Fede custodita e trasmessa dalla Chiesa.

Né rifiutano di subesse capiti, di essere sottomessi al Capo della Chiesa, il che sarebbe un altro modo di essere scismatici [3]. È per restare, invece, sottomessi al Capo invisibile della Chiesa che essi resistono all'orientamento attuale (permesso, favorito o voluto dal Papa, poco importa), desiderando, senza perdersi d'animo e nonostante ripetute delusioni, che l'unione con l'attuale gerarchia e soprattutto con il Vicario di Cristo sia ristabilita al più presto, senza dover scendere a compromessi su un solo punto di dottrina.

 

Un'ambiguità

L'apparente conflitto tra "obbedienza" e verità, tuttavia, si basa in realtà su un'ambiguità. Essa consiste nell'identificare falsamente l'obbedienza dovuta alla gerarchia con l'adesione a linee guida imposte dai membri della gerarchia in contrasto con il precedente Magistero della Chiesa. Prendiamo l’esempio del liberalismo e dell’ecumenismo, che ispirano il nuovo cammino della Chiesa e che suscitano le più vive resistenze da parte dei “tradizionalisti”.

Il liberalismo, che "difende la libertà civile di tutte le religioni, la quale non è in sé contraria ai fini della società, ma è conforme alla ragione e allo spirito evangelico", è stato condannato più volte dalla Chiesa attraverso il magistero di una lunga serie di Pontefici, in particolare da Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII, ecc. [4]

Padre Garrigou-Lagrange aggiunge nel suo libro De Revelatione: "Questo, i Sommi Pontefici lo hanno sempre insegnato, per esempio Bonifacio VIII nella bolla Unam Sanctam, Dz. 469, Martino V nella condanna degli errori di Giovanni Huss e Wycliffe, Dz. 640-82, e anche Leone X che condanna ex cathedra gli errori di Martin Lutero..."

Ancora, nel 1967, padre Matteo da Casola era annoverato tra gli "scismatici", che negano l'autorità del Romano Pontefice in qualsiasi questione particolare, tra i "cattolici liberali" e tra coloro "che ammettono il sistema politico-religioso del puro liberalismo che insegna l'assoluta e piena indipendenza dello Stato dalla Chiesa"[5]. Ne consegue che la Dichiarazione sulla libertà religiosa (Dignitatis Humanæ), che si vuole imporre a tutti i costi ai cattolici, è stata scritta da "scismatici".

Non entriamo nel dibattito. Ci basta qui rilevare che una rapida occhiata ai documenti papali degli ultimi 150 anni consente a chiunque di convincersi che il nuovo orientamento ecclesiale è opera di una vecchia corrente che da tempo e ostinatamente si è ribellata al Magistero[6].

Questa corrente, dopo che nel Concilio l'opposizione era stata messa a tacere con mezzi più o meno onesti, ha assunto posizioni di comando nel postconcilio e oggi esige obbedienza ai propri orientamenti personali contro tutto il Magistero precedente della Chiesa.

Allo stesso modo, l’ecumenismo irenico[7], di origine protestante, che ha ispirato tutti i testi equivoci o inaccettabili del Concilio prima dello stravolgimento liturgico di Paolo VI, questo ecumenismo che ha imposto e impone ai cattolici le più numerose e gravi indicazioni, è stato ripetutamente condannato dalla Chiesa, soprattutto attraverso il Magistero di Leone XIII (Testem benevolentiæ, Satis cognitum), di san Pio X (Singulari quadam), di Pio XI (Mortalium animos), di Pio XII (Humani generis).

Non ci soffermeremo su questo aspetto, poiché lo abbiamo costantemente denunciato e illustrato su questa rivista.

Pio XI scrisse nella Mortalium animos che la carità "non può volgersi a detrimento della fede" e che, di conseguenza, "la Sede Apostolica non può, in alcun modo, partecipare ai loro congressi (ecumenici) e che, in nessun modo, i cattolici possono dare il loro voto a tali iniziative o collaborare ad esse; se lo facessero, darebbero autorità a una falsa religione cristiana, completamente estranea all'unica Chiesa di Cristo".

"Possiamo tollerare – prosegue il Papa – che la verità, e la verità divinamente rivelata, siano messe a repentaglio? Questo sarebbe il colmo dell'iniquità. Perché in questa circostanza si tratta di rispettare la verità rivelata". Questa è la dimostrazione del conflitto tra la Verità e la cosiddetta "obbedienza", conflitto che tanti cattolici sperimentano oggi.

Quanto al "dialogo" che si dovrebbe instaurare con tutti coloro che si allontanano e con tutti gli errori, questa non è che un'invenzione personalissima di Paolo VI, assolutamente senza precedenti nei duemila anni di storia della Chiesa [8].

Tuttavia, il cattolico ha il dovere di essere in comunione con il Successore di Pietro nella misura in cui adempie ai doveri del suo ufficio, cioè nella misura in cui custodisce, trasmette e interpreta fedelmente il deposito della fede; ma non ha alcun dovere di essere in comunione con le "adinventiones", le invenzioni - opinioni, visioni, orientamenti personali - del Successore di Pietro.

Inoltre, se questi orientamenti sono in conflitto con la purezza e l'integrità della fede, la fedeltà a Cristo richiede di resistere a chiunque voglia in qualunque modo imporli, e ciò mediante la netta distinzione che deve essere stabilita tra l'obbedienza dovuta all'autorità e l'adesione alle visioni, alle opinioni e agli orientamenti personali di coloro che sono in autorità.

E poiché non è raro che l'ambiguità sopra descritta venga sfruttata per cercare di mettere in cattiva luce i "tradizionalisti", è oggi più che mai necessario avere le idee chiare sul Papato e sulla sua funzione nella Chiesa.

1
San Tommaso, in IV Sent., dist. XIII, questione. II, a 1, ad 2.

2
Gaetano, In IIa-IIae, q. 39, a. 1, n°2.

3
San Tommaso, IIa-IIae, q. 39, a. 1.

4
Gregorio XVI, enciclica Mirari vos, Denzinger (Dz.) 1613-6; Pio IX, enciclica Quanta cura, Dz. 1689 e ss. e programma, Dz. Italiano: Leone XIII, enciclica Immortale Dei, Dz. 1867 e Libertas, Dz. 1932.

5
Compendio di Diritto Canonico, a cura di Marietti, Torino, p. 1320.

6
Vedi E.E.Y. Hedges, La Chiesa cattolica nel mondo contemporaneo, a cura di Paoline, 1961.

7
Istruzione sul movimento ecumenico del 20.12.1949 di Pio XII: "Bisogna evitare che, in uno spirito che oggi si dice irenico, la dottrina cattolica, sia che si tratti di dogmi o di verità connesse, venga essa stessa, attraverso uno studio comparativo e un vano desiderio di assimilazione progressiva delle diverse professioni di fede, assimilata o adattata in qualche modo alle dottrine dei dissidenti, al punto che la purezza della dottrina cattolica debba soffrirne o che ne venga oscurato il vero e certo senso".

8
Vedi Romano Amerio, op. cit., cap. XVI Il dialogo.