Né scismatici, né scomunicati (4)

Concilio Vaticano I
Il sito FSSPX.Attualità ripropone un articolo del 1988 che, divenuto difficilmente reperibile, merita una nuova presentazione. Il testo riprende la constatazione della crisi della Chiesa e della sua gravità, che costringe i fedeli a scegliere tra la fede e l'obbedienza ai nuovi orientamenti ecclesiali.
Unità di fede e unità di comunione
Qual è dunque la funzione del Papa nella Chiesa? Il Concilio Vaticano I insegna: "Affinché tutta la moltitudine dei credenti fosse conservata nell'unità della fede e della comunione (in fidei et communionis unitate), Gesù pose a capo degli Apostoli il beato Pietro" [1].
Leone XIII, che tratta ex professo dell'unità della Chiesa, scrive: "Il divino autore della Chiesa, avendo decretato di darle l'unità di fede, di governo, di comunione, scelse Pietro e i suoi successori per stabilire in essi il principio e il centro dell'unità" [2].
La funzione di Pietro è quindi quella di garantire "l'unità di fede e di comunione" tra la moltitudine dei credenti, nonché "l'unità di governo" tra la moltitudine dei pastori. Ma in quale rapporto si trovano nella Chiesa l'unità della fede e l'unità della comunione? Unità di fede e unità di governo?
"Colui che ha istituito l'unica Chiesa, l'ha anche istituita una... Ora, una concordia così grande e così assoluta tra gli uomini deve avere come suo fondamento necessario l'intelligenza e l'unione delle intelligenze; da cui seguirà naturalmente l'armonia delle volontà e l'accordo nelle azioni. Ecco perché, secondo il suo disegno divino, Gesù ha voluto che nella sua Chiesa esistesse l'unità della fede: perché la fede è il primo di tutti i legami che uniscono l'uomo a Dio ed è ad essa che dobbiamo il nome di fedeli" [3].
E Pio XI affermava: "Poiché dunque la carità ha come fondamento una fede integra e sincera, è l'unità della fede che deve essere il principale vincolo che unisce i discepoli di Cristo" [4].
Pertanto unità di fede e unità di comunione, unità di fede e unità di governo sono inseparabili nella Chiesa, essendo l'unità di fede il fondamento necessario sia dell'unità di comunione che dell'unità di governo. Ne consegue che nessuno nella Chiesa ha il diritto di esigere un'unità di comunione e/o di governo che ignori l'unità della fede.
E se oggi i cattolici sufficientemente informati si sentono continuamente divisi tra l'unità di fede con la Chiesa e una cosiddetta "unità di comunione" con l'attuale gerarchia; se i vescovi (lo dicano o no, se accettino compromessi più o meno ampi, poco importa) sono infatti anch'essi costantemente combattuti tra l'unità di fede con la Chiesa e la cosiddetta "unità di governo" con le Superiori Autorità, è proprio perché agli uni e agli altri viene richiesta, rispettivamente, un'unità di comunione e un'unità di governo fondate non sull'unità di fede, ma sull'adesione a concezioni "personali" più o meno erronee.
Dalla necessaria relazione che lega l'unità di fede e l'unità di comunione, consegue anche che la comunione con la gerarchia attuale non può e non deve separarmi dalla comunione con la gerarchia di ieri, poiché la gerarchia di oggi ha, come quella di ieri, la funzione di custodire, trasmettere inalterato e interpretare fedelmente lo stesso deposito della fede.
Chi, sotto Montini, accusava i "tradizionalisti" di disobbedire al "Papa di oggi" in nome dell'obbedienza ai "papi di ieri", non era in grado, da buon modernista, di valutare la gravità di questa affermazione.
La comunione con il Papa è necessariamente comunione nella Verità e, come tale, è comunione con tutti i papi di ieri e di oggi, tenendo conto, naturalmente, dello sviluppo del dogma che procede per esplicitazione e mai per contraddizioni.
Quando si presenta la necessità di scegliere tra la comunione con i "papi di ieri" e la comunione con il "Papa di oggi", è segno che qualcosa non va nella Chiesa. Questo è un segno che la "persona" del Papa (o chiunque a suo nome) sta intervenendo indebitamente nella sua "funzione".
E come il cattolico non deve e non può essere in comunione con un papa Onorio I che favorì l'eresia monotelita [5], così il cattolico non deve e non può essere in comunione con un papa Paolo VI che ha favorito il modernismo, il liberalismo, l'ecumenismo condannati dai suoi predecessori, e ha inventato un "dialogo", che è la negazione del dogma "Extra Ecclesiam nulla salus", pretendendo abusivamente di guidare tutta la Chiesa secondo le sue personalissime visioni, tanto distorte quanto travisanti.
1
Dz. 1821.
2
Dz. 1969.
3
Leone XIII, enciclica Satis cognitum.
4
Pio XI, enciclica Mortalium animos.
5
Il monotelismo sosteneva che in Gesù Cristo ci fosse una sola volontà. Fu condannato nel 681 dal III Concilio Ecumenico di Costantinopoli.
Articoli correlati:
(Fonti: Courrier de Rome/Sì sì no no – FSSPX.Actualités)
Immagine: Vincenzo Marchi (1818-1894)