Né scismatici né scomunicati (Introduzione)

Fonte: FSSPX Attualità

Processione dei Padri Conciliari alla Basilica di San Pietro a Roma, durante il Concilio Vaticano II nell'ottobre 1962

Il sito FSSPX.Attualità riporta un articolo del 1988 che, divenuto difficilmente reperibile, merita una nuova presentazione. Questo studio – pubblicato per la prima volta sulla rivista Sì sì no no, Anno XXII, n. 95 (285), e nel Courrier de Rome, n°285, settembre 1988 – sviluppa gli argomenti fondamentali sui quali si fonda la Fraternità Sacerdotale San Pio X per spiegare le consacrazioni del 1988.
Poiché l'articolo è lungo, verrà suddiviso in più parti. Il testo completo sarà disponibile in formato PDF dopo la pubblicazione. Per comprendere meglio questi episodi, ecco un breve riassunto dell'argomento generale.

Lo studio inizia con la constatazione che, a partire dal Concilio Vaticano II, si è assistito a una confusione sempre crescente all'interno della Chiesa, che ha profondamente toccato i dogmi, la morale, la disciplina, la liturgia... e ha lacerato i fedeli tra la fede e l'obbedienza ai nuovi orientamenti ecclesiastici imposti dalla gerarchia.

Di fronte a questo crollo generale, coloro che desiderano mantenere integra la propria fede sono stati costretti a fare una scelta: obbedire a Dio anziché agli uomini. Non per disobbedienza alle autorità legittime, ma per fedeltà a Cristo, Capo della Chiesa, di cui il Papa è solo vicario.

Perché può capitare, purtroppo, che il Papa prenda decisioni od orientamenti che divergono da quelli di Cristo. Si tratta di una possibilità poco nota, ma di cui la storia della Chiesa è stata ripetutamente testimone.

La funzione del vicario di Cristo è infatti quella di assicurare l'unità della Chiesa, in particolare nelle questioni di fede, di governo e di comunione. Ma quando esercita i suoi doveri seguendo idee o concezioni troppo personali, può ritrovarsi dissociato dalla sua funzione e sbagliare.

Bisogna quindi distinguere tra esercizio legittimo dell'autorità e iniziative personali. L’unità della fede, tanto minacciata dall’ecumenismo contemporaneo, ne è il criterio: essa non può mai essere sacrificata, nemmeno in vista di una cosiddetta unità di “comunione”.

Questa confusione e contraddizioni creano una situazione "straordinaria" nella Chiesa, dove l'unità della fede non è più normalmente assicurata; che comporta doveri speciali per tutti i membri della Chiesa. I fedeli, da parte loro, mediante una santa "obiezione di coscienza", devono conservare la loro fede nella sua purezza e opporsi a tutto ciò che potrebbe distruggerla.

Quanto ai sacerdoti e specialmente ai vescovi, in virtù dell'autorità di cui sono investiti per il bene delle anime, sono particolarmente tenuti a fare tutto il possibile per salvaguardare la fede e la disciplina e a fornire ai fedeli i mezzi per salvarsi nelle presenti circostanze. Il Papa in errore non può opporsi a ciò.

Inevitabilmente, da questi doveri possono nascere atti che, pur essendo contrari alla disciplina ordinaria, non si oppongono tuttavia al diritto divino: ci si trova in uno stato in cui i beni necessari alla vita soprannaturale sono talmente minacciati che si può essere costretti, per salvaguardarli, a infrangere la legge.

Lo studio si applica poi a stabilire la realtà di questo stato di necessità, per poi esplorare in dettaglio le condizioni poste dalla legge affinché questo stato possa fondare e legittimare un'azione come le consacrazioni del 1988.

La conclusione è che, lungi dal compromettere l'unità ecclesiale con uno scisma, queste consacrazioni erano legittime per il bene della Chiesa e in nessun caso meritavano la scomunica.

Questi sono i punti principali di questo articolo, la cui forza argomentativa non ha perso nulla dal 1988.