Papa Francesco e il "Grande Reset"
Papa Francesco ha inviato un messaggio ai partecipanti al Martin Luther King Day - un servizio commemorativo in onore della vita e dei risultati del pastore battista - dove incoraggia tutti i figli di Dio ad essere operatori di pace.
Il sogno di Martin Luther King è "ancora attuale", scrive il Papa in un messaggio inviato il 18 gennaio 2021 ai partecipanti a questa commemorazione (Beloved Community Commemorative Service) che chiude una settimana di celebrazioni negli Stati Uniti.
Il Papa fa riferimento al famoso "sogno" espresso in un discorso pronunciato il 28 agosto 1963, ispirato ai principi di Gandhi e diretto contro la segregazione americana.
"Nel mondo di oggi, che deve affrontare sempre più le sfide dell'ingiustizia sociale, delle divisioni e dei conflitti che ostacolano il raggiungimento del bene comune, aggiunge il Papa, il sogno dell'armonia e l'uguaglianza per tutti i popoli di Martin Luther King, raggiunta con mezzi non violenti e pacifici, rimane ancora attuale."
Il Papa prosegue: "ognuno di noi è chiamato ad essere un pacificatore, che unisce invece di dividere, che soffoca l'odio invece di alimentarlo, che apre vie di dialogo invece di innalzare nuovi muri", citando la sua enciclica Fratelli tutti (n° 284).
"È solo sforzandoci ogni giorno di mettere in pratica questa visione che possiamo lavorare insieme per creare una comunità costruita sulla giustizia e sull'amore fraterno", ha detto.
Una versione papale del Grand Reset?
Nella sua enciclica Fratelli tutti, il Papa cita, al n.286, Martin Luther King come uno degli ispiratori di questa riflessione sulla fratellanza universale.
Questa stessa riflessione è solo un'estensione dei principi che strutturano l'enciclica Laudato si' sull'ecologia "integrale". Il principio centrale è la necessità di un cambiamento profondo e urgente, ma anche universale. Afferma infatti il Papa: "Una strategia di cambiamento reale esige di ripensare la totalità dei processi" (n. 197).
Si tratta quindi di rivedere completamente tutti i processi politici, economici, finanziari e tecnologici, ma anche antropologici, educativi, filosofici e spirituali, come se il pianeta e l'umanità avessero un pulsante di "reset" che permette di riavviare tutto! Ma è un'utopia, condivisa da chi ne è ispiratore.
La ragione di fondo di questa utopia è la sua visione del futuro. Questa visione si riferisce al bene comune. Per il Papa significa: le condizioni sociali di questo bene, o anche i beni collettivi, o anche la natura. Tutte queste designazioni sono insufficienti o errate.
Per definizione, il bene comune è un bene realizzato in comune, quindi un fine. È essenziale che sia il vero bene dell'uomo. Unire le forze per promuovere il commercio o difendere il pianeta non mira al vero bene dell'uomo, che è la beatitudine raggiunta con la pratica della virtù (a livello naturale), e soprattutto la beatitudine soprannaturale, per grazia. Questo è il difetto fondamentale dell'enciclica Laudato si'.
A livello politico, questo bene comune vi appare come un globalismo socializzante, basato sulla coscienza dell'interdipendenza, la preferenza per i poveri e la giustizia ecologica tra le nazioni. Affermare di realizzare un mondo giusto "per domani" si basa su un'illusione di tipo "socialista" di ispirazione liberale e massonica. È un rifiuto della regalità di Cristo e della sua grazia.
A livello sociale, che include economia e tecnologia, il bene comune si materializza in una visione teilhardiana, un'affermata escatologia paradisiaca. Questa affermazione lo testimonia: "Siamo chiamati ad essere strumenti di Dio Padre affinché il nostro pianeta sia ciò che ha sognato nel crearlo, e perché risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza."
Per fare questo, bisogna stabilire una nuova sintesi attraverso la consapevolezza di formare una famiglia universale e attraverso la solidarietà ecologica.
Un'utopia millenaria e pelagiana
Nostro Signore non ha mai presentato il suo regno come la restaurazione della beatitudine edenica1. Questa visione è contraria al Vangelo e presuppone una sorta di millenarismo.
A livello personale, la partecipazione al bene comune si presenta come un atto di carità e "un'intensa esperienza spirituale". Richiede progresso individuale, virtù personali e sociali. Ma come realizzarlo senza grazia e conversione?
Questa è davvero l'utopia più grave: un pelagianesimo2 contraddistinto e inestirpabile. La "conversione" generale a cui aspira Francesco è concepita senza l'aiuto di Dio. Certo, i cattolici sono chiamati a viverla nella loro religione, ma come immaginare una "civiltà dell'amore", una "fratellanza universale" o una "nuova sintesi" senza grazia?
Significa dimenticare e disprezzare la Regalità universale di Cristo, l'unico capace di ristabilire l'uomo ferito, di dargli la carità divina per lui stesso e per il prossimo, e la prudenza per rispettare il creato. Significa cercare soluzioni al di fuori della Croce di Gesù e del suo sacrificio, le uniche capaci di fornire all'uomo la vera giustizia e la vera pace.
(Fonti: cath.ch/Vatican.news/Zenit.org - FSSPX.Actualités)