Rassegna stampa: “Traditionis custodes” nel contesto della crisi attuale (3)

Fonte: FSSPX Attualità

The Coetus Internationalis Patrum during the Council. Fr. Dulac is standing on the far left.

Numerosi sono stati i commenti e le analisi del Motu proprio Traditionis custoses quest'estate. Tutti collocano la decisione presa da Francesco, di limitare il più possibile la celebrazione della Messa tradizionale, nel contesto della crisi che attualmente sta scuotendo la Chiesa, ma con prospettive molto diverse.

Una guerra sull'orlo dell'abisso

Il 19 luglio, su Corrispondenza romana, lo storico Roberto de Mattei ha così presentato Traditionis custodes, promulgato quattro giorni prima: "L’intento del Motu proprio di papa Francesco Traditionis custodes, del 16 luglio 2021, è quello di voler reprimere ogni espressione di fedeltà alla liturgia tradizionale, ma il risultato sarà quello di accendere una guerra che si concluderà inevitabilmente con il trionfo della Tradizione della Chiesa."

E ricorda: "Quando, il 3 aprile 1969, Paolo VI promulgò il Novus Ordo Missae (NOM), la sua idea di fondo era che, da lì a pochi anni, la Messa tradizionale sarebbe stata solo un ricordo. L’incontro della Chiesa con il mondo moderno, che Paolo VI auspicava in nome di un “umanesimo integrale”, prevedeva la scomparsa di tutti i retaggi della Chiesa “costantiniana”." 

"E il Rito Romano antico, che san Pio V aveva restaurato nel 1570, dopo la devastazione liturgica protestante, sembrava destinato a scomparire."

"Mai previsione si rivelò più sbagliata. Oggi i seminari sono privi di vocazioni e le parrocchie si svuotano, talvolta abbandonate da sacerdoti che annunciano il loro matrimonio e il loro rientro nella vita civile. Al contrario, i luoghi in cui si celebra la liturgia tradizionale e si predica la fede e la morale di sempre sono gremiti di fedeli e sono vivai di vocazioni. La Messa tradizionale viene celebrata regolarmente in 90 Paesi di tutti i continenti, e il numero dei fedeli che vi partecipano è andato crescendo di anno in anno".

Lo studioso italiano denuncia l'illegittimità della decisione romana: "Sul piano del diritto, la revoca del libero esercizio del singolo sacerdote di celebrare secondo i libri liturgici anteriori alla riforma del di Paolo VI, è un atto palesemente illegittimo."

"Il Summorum Pontificum di Benedetto XVI ha ribadito infatti che il Rito tradizionale non è mai stato abrogato e che ogni sacerdote ha il pieno diritto di celebrarlo in qualsiasi parte del mondo. Traditionis custodes interpreta quel diritto come un privilegio, che, come tale, viene ritirato dal Supremo Legislatore."

"Questo modus procedendi, tuttavia, è del tutto arbitrario, perché la liceità della Messa tradizionale non scaturisce da un privilegio, ma dal riconoscimento di un diritto soggettivo del singolo fedele, laico, chierico o religioso che sia. Benedetto XVI infatti non ha mai “concesso” nulla, ma ha solo riconosciuto il diritto di usare il Messale del 1962, «mai abrogato», e a fruirne spiritualmente."

"Il principio che il Summorum Pontificum riconosce è l’immutabilità della bolla Quo primum di san Pio V del 14 luglio 1570. Come osserva un eminente canonista, l’abbé Raymond Dulac (Le droit de la Messe romaine, Courrier de Rome, 2018), lo stesso Pio V non ha introdotto nulla di nuovo, ma ha restaurato una liturgia antica, conferendo in perpetuo ad ogni sacerdote il privilegio di celebrarla."

E conclude: "L’obiettivo è chiaro: eliminare col tempo la presenza del rito tradizionale per imporre il Novus Ordo di Paolo VI come unico rito della Chiesa.  […] La lotta si svolge sull’orlo dell’abisso dello scisma."

"Papa Francesco vuole precipitarvi i suoi critici, spingendoli a costituire, di fatto, se non di principio, una “vera Chiesa” a lui opposta, ma egli stesso rischia di sprofondare nell’abisso se insiste nel contrapporre la chiesa del Concilio a quella della Tradizione."

"Il Motu proprio Traditionis Custodes è un passo in questa direzione. Come non rilevare la malizia e l’ipocrisia di chi si propone di distruggere la Tradizione autodefinendosi «custode della Tradizione»? E come non osservare che ciò avviene proprio in un momento in cui eresie ed errori di ogni tipo devastano la Chiesa?"

E le chiese si svuotano, e anche la cesta delle offerte...

Mentre il Papa limita la messa tradizionale, le chiese continuano a svuotarsi. È quanto riconosce lo stesso Francesco in un messaggio del 23 agosto 2021, letto in occasione dell'apertura della 71a Settimana Liturgica Nazionale Italiana:

"Osserviamo come nella vita reale delle persone sia mutata la percezione stessa del tempo e, di conseguenza, della stessa domenica, dello spazio, con ricadute sul modo di essere e di sentirsi comunità, popolo, famiglia e del rapporto con un territorio". Si preoccupa di non trovare tutto il popolo cristiano nelle chiese.

"L’assemblea domenicale viene così a ritrovarsi sbilanciata sia per presenze generazionali, sia per disomogeneità culturali", osserva, pur provando a rassicurarsi con la recente pubblicazione della terza edizione del Messale Romano [riformato] e il desiderio dei vescovi italiani di accompagnarla con una "robusta ripresa" della formazione liturgica. Questo "fa ben sperare", si convince.

Mentre Francesco confina la messa tradizionale, anche le ceste delle offerte si svuotano, come dimostrano le cifre provenienti dall'Italia e dal Vaticano. Ogni anno lo Stato italiano cede l'8 per mille delle entrate fiscali alle confessioni religiose convenzionate.

Sono i contribuenti che decidono liberamente la distribuzione di tale somma a una determinata confessione religiosa, apponendo la propria firma accanto al nome di quella a cui intendono attribuirla.

Dal 1985, quando queste disposizioni sono entrate in vigore, le firme a favore della Chiesa cattolica hanno costituito la stragrande maggioranza, che nel 2005, anno record, ha sfiorato addirittura il 90%.

Ma dal 2013, il numero delle firme a favore della Chiesa è costantemente diminuito, anno dopo anno. Nel 2017 era già solo il 75,36% del totale dei firmatari.

Nel 2020 si è assistito a un vero e proprio crollo, con oltre un milione di firme in meno, ovvero 12.056.389, e una percentuale che è scesa al 71,74%, quasi il 20% in meno rispetto al record del 2005. Lo storico calo dei dati dell'8 per mille è a disposizione di tutti sul sito ufficiale del Ministero delle Finanze italiano.

A fine luglio, la Santa Sede ha pubblicato una serie di dati sulla propria situazione finanziaria e in particolare sullo stato dell'Obolo di San Pietro, ovvero le offerte raccolte ogni anno nel mondo per il Papa.

Ammontavano ancora a 83 milioni di euro nel 2014, primo anno intero del pontificato di Francesco. Ma tre anni dopo, erano scesi a 64 milioni e, nel 2020, tre anni dopo, a 54 milioni.

Nessuna indagine specifica è stata condotta sui motivi della caduta dell'Obolo di San Pietro, né sul crollo in Italia dell'"8 per mille", ma per molti osservatori, come Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant 'Egidio, non sospetto di tradizionalismo, questo declino è "legato all'opinione pubblica dei cattolici", vale a dire al loro giudizio sull'istituzione ecclesiastica.