Sette buoni motivi per andare a Roma

Fonte: FSSPX Attualità

Non dovremmo scacciare dalla nostra mente le obiezioni che ancora ci lasciano titubanti?

Il primo giubileo fu indetto da Papa Bonifacio VIII per l'anno 1300. Il trionfo fu tale che non si sarebbe mai immaginato, e il flusso di pellegrini superò quello che Roma poteva accogliere. Più di due milioni di pellegrini, e mai meno di duecentomila contemporaneamente nella Città Santa.

Quando sappiamo a quali pericoli erano allora esposti i pellegrini, siano essi diretti a Roma o a Compostela, non dovremmo scacciare dalla nostra mente le obiezioni che ancora ci lasciano titubanti? In realtà, a quei tempi del cristianesimo, la fede era così saldamente radicata nel cuore dei fedeli che la prospettiva delle grazie promesse dal Vicario di Cristo ignorava la fin troppo umana prudenza.

 

Roma è una città amata da Dio

Una venerandissima Tradizione di cui Papa Benedetto XIV si fece garante con tutta la sua autorità di Pontefice, riferisce che, nel 38 a.C., agli albori del governo di Augusto, una sorgente d'olio sgorgò dal suolo romano, nella contrada posta oltre Tevere, per un'intera giornata. Questo prodigio annunciò la venuta del Messia durante il regno di questo imperatore e firmò la consacrazione di Roma come nuova città santa.

È infatti con l'olio che venivano consacrati i Re nell'Antico Testamento, e quest'uso rimane nella Chiesa. I primi cristiani di Roma vedevano nell'olio Nostro Signore Gesù Cristo e nella fonte la Beata Vergine Maria, sua Madre. L'olio che colò sul suolo di Roma annunciò la conversione dell'Impero.

Papa San Callisto acquistò la Taberna Meritoria, un edificio vicinissimo al luogo del miracolo, una sorta di ospedale degli Invalidi per gli antichi legionari romani, e fece costruire una chiesa dedicata all'Assunta, Santa Maria in Trastevere. All'interno si legge questa iscrizione: "Qui sgorgò l'olio quando Dio nacque dalla Vergine. Con quest'olio Roma viene consacrata capo delle due parti del mondo".

 

Roma è la nuova Gerusalemme

"Certamente Gerusalemme è e sarà sempre una memoria grande e incomparabile per i cristiani; ma solo Roma è una necessità per i cristiani. È qui che Cristo realizza la sua promessa di essere con noi fino alla consumazione dei secoli. È lì che la sua Croce sempre viva risplende sull'Occidente, patria della civiltà, e sul resto dell'universo per illuminarlo e vivificarlo."

"L'antica Sion conserva i monumenti e le tracce della dolorosa passione di Cristo; ma è Roma, la nuova Gerusalemme, divenuta la riserva del sangue redentore, è Lei che lo sparge e lo presenta al mondo intero attraverso tutti i canali della giurisdizione, attraverso tutte  le vie del sacerdozio. Gerusalemme è la nostra storia, Roma è la nostra vita", Cardinal Pie.

L'olio santo si è riversato, a significare la consacrazione della Città. Il velo del Tempio si squarciò, la pietra dell'altare si spaccò, a significare la fine dell'Antica Alleanza, il cui cuore era Gerusalemme. D'ora in poi è a Roma che troviamo la vita.

Dopo la pace della Chiesa (313), Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, ritrovò la vera Croce (festa 14 settembre). Per raccogliere questa insigne reliquia, fece costruire al posto del suo palazzo la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme (328), situata a poche centinaia di metri dal Laterano, quartiere imperiale.

Con la vera Croce pose anche il dito di San Tommaso, che egli conficcò nella ferita gloriosa, due spine della santa corona, un chiodo della Crocifissione, e il Titulus impresso sulla Croce che annunciava in tre lingue la motivo di condanna: “Gesù di Nazaret, re dei Giudei”. Questa chiesa rappresenta Gerusalemme nella nuova città santa, ed è lì che il Papa si ferma il Venerdì Santo, dopo la Via Crucis al Colosseo.

 

Roma è consacrata dal sangue degli Apostoli

Il 29 giugno del 67, gli apostoli Pietro e Paolo, arrestati insieme per ordine di Nerone, lasciarono il carcere Mamertino dove erano rinchiusi insieme, e dove evangelizzarono e battezzarono i loro carcerieri. Pietro viene portato nel circo di Nerone, nella pianura vaticana, per essere crocifisso. Paolo, cittadino romano, viene portato fuori dalla città e lì verrà decapitato.

Fin dai tempi più antichi i cristiani segnarono i luoghi di sepoltura degli Apostoli e le genti accorsero in pellegrinaggio da tutto l'Impero. Grazie ai tempi di relativa pace dei primi tre secoli, sulle tombe furono edificati degli oratori. Quando la Chiesa trionfò definitivamente, sotto Costantino, l'imperatore fece costruire la Basilica di San Pietro in Vaticano e quella di San Paolo fuori le Mura sulla Via Ostiense.

Gli scavi avviati da Pio XII e condotti con pugno di ferro da Margherita Guarducci a partire dal 1939 dimostrarono che la Tradizione era vera. Dopo anni di accurato lavoro, le sacre spoglie di San Pietro furono rinvenute nel 1960, nella verticale l'altare maggiore.

"L'odierna celebrazione, oltre a questo rispetto che gli viene da tutta la Terra, deve essere nella nostra Città oggetto di una speciale venerazione, accompagnata da una gioia particolare: affinché, dove morirono così gloriosamente entrambi i principali Apostoli, ci sia, il giorno del loro martirio, una maggiore esplosione di gioia. Perché questi, o Roma, sono i due eroi che hanno fatto risplendere ai tuoi occhi il Vangelo di Cristo; ed è per mezzo di essi che tu, che eri maestra dell'errore, sei diventata discepola della verità."

"Questi sono i tuoi padri e i tuoi veri pastori che, per introdurti nel regno celeste, hanno saputo fondarti, molto meglio e molto più felicemente per te, di coloro che si presero la briga di gettare le prime fondamenta delle tue mura, e uno dei quali, colui da cui viene il nome che porti, ti ha contaminato con l'uccisione di suo fratello."

"Sono questi due Apostoli che ti hanno elevato a un grado di gloria tale da farti diventare la nazione santa, il popolo eletto, la città sacerdotale e regale, e, attraverso la sacra sede del beato Pietro, la capitale del mondo; sicché la supremazia che ti viene dalla religione divina si estende più di quanto non si sia mai esteso il tuo dominio terreno". San Leone, Discorso nella festa dei Beati Pietro e Paolo.

Al loro seguito innumerevoli cristiani verseranno il loro sangue, più che in qualunque altra regione dell'Impero, e questo sangue, “seme di cristiani” come dice Tertulliano, sarà fonte feconda di una messe sovrabbondante.

 

Roma è il cuore della Chiesa

Obbedendo all'ordine dato da Cristo nel Vangelo: “Quando siete perseguitati in una città, fuggite in un'altra”, San Pietro si allontanò da Roma, percorrendo la Via Appia. All'improvviso, colto da stupore, gli apparve Cristo, che portava la sua croce, e camminava verso la città. “Dove vai, Signore?" gli disse Pietro, preoccupato. "Vado a Roma per essere crocifisso una seconda volta".

La lezione fu sufficiente e Pietro fece un'inversione di rotta. La tradizione ha segnato il luogo dell'incontro e oggi vi sorge un piccolo oratorio. Doveva essere, infatti, a Roma che il Principe degli Apostoli realizzassela profezia di Nostro Signore: "Quando sarai vecchio, stenderai le tue mani, e un altro cingerà il tuo corpo e ti condurrà dove non vorrai andare". (Gv 21,18). E l'apostolo aggiunge: "Gesù disse questo per significare con quale morte Pietro avrebbe glorificato Dio".

Per più di sessant'anni (1305–1376), i papi avevano lasciato Roma, in preda alle fazioni, per Avignone. Questo esilio ebbe conseguenze disastrose per tutta la Chiesa. Il cuore della Santa Chiesa è a Roma, e la Provvidenza ha suscitato una fragile donna, venticinquesima figlia di una modesta famiglia senese, i Benincasa, per porre rimedio a questo male.

Dio savrebbe colmato la sua serva di favori mistici, affinché la sua fama, da Siena, si diffondesse in tutta la Toscana, poi in tutta Italia, e ne varcasse i confini. Così questa piccola suora, tutta coronata delle sue stimmate e degli innumerevoli doni che Dio le aveva fatto, avrebbe potuto compiere la missione per la quale era stata generata: affrettare il ritorno del Papa a Roma.

"Voglio !" disse con autorità, e Gregorio XI obbedì. Riportare il Papa a Roma, e riportare la Chiesa nella sua vera capitale, fu la prima pietra miliare essenziale nell'urgente riforma della Chiesa che il Papa si era proposto di intraprendere. La Provvidenza volle che Caterina, che era stata strumento di questo ritorno, morisse a Roma (1380) e ivi fosse sepolta. Può essere venerata nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva.

Sant'Ignazio volle andare con i suoi fratelli nelle lontane terre dell'Asia per conquistare anime a Cristo. Papa Paolo III gli ordinò di restare a Roma. "Chi fa del bene a Roma", gli disse il Papa, "fa del bene a tutta la cristianità". Allo stesso modo, Filippo Néri non era venuto a Roma per restarvici, ma lo Spirito Santo lo attendeva.

Dopo aver venduto tutti i suoi libri, Pippo Buono - tale era il suo soprannome - iniziò una vita eremitica, pellegrinando da una basilica all'altra. In questo modo avrebbe ben presto mantenuto viva la tradizione, che continua ancora oggi, del pellegrinaggio alle sette basiliche maggiori.

Una notte, mentre meditava nelle catacombe di San Sebastiano, lo Spirito Santo gli apparve sotto forma di una palla di fuoco ed entrò nel suo cuore. Questo cuore ardente d'amore per Dio e per il prossimo avrebbe diffuso questo fuoco per tutta Roma.

Tuttavia, il racconto dei prodigi avvenuti in India fece nascere in Pippo il desiderio di unirsi a San Francesco Saverio. Si aprì ad un'anima santa, il certosino Agostino Ghettini. Il monaco, dopo aver pregato, tornò da Filippo e gli disse: "San Giovanni Battista mi ha rivelato che per te le Indie sono Roma".

 

Roma è terra di Maria

Sul Campidoglio sorge una chiesa detta Ara Caeli, cioè altare del cielo. "Secondo la tradizione, si si può leggere all'interno, su di un fregio marmoreo, questo luogo, chiamato Ara Caeli, è edificato sul luogo stesso dove si ritiene che la Santissima Vergine Maria apparve con il Figlio all'imperatore Augusto, coronata da un cerchio d'oro".

Questa apparizione seguì l'indagine condotta da Augusto per sapere se poteva concedersi gli onori divini. Dopo aver consultato la Sibilla Tiburtina ed aver digiunato tre giorni, Augusto ricevette la rivelazione dalla Vergine che il luogo dove si trovava era l'Altare del Figlio di Dio. Perciò proibì a chiunque di chiamarlo divus, e fece erigere un altare al “Primogenito di Dio”.

La più antica chiesa in onore della Vergine Maria è la Basilica di Santa Maria in Trastevere. Ma la più importante, per dimensioni e splendore, non meno che per le notevoli reliquie ivi contenute, è senza dubbio Santa Maria Maggiore. Il vero nome di questa chiesa è Nostra Signora della neve e la sua festa è il 5 agosto.

Come racconta la lezione del Breviario Romano, il patrizio Giovanni e sua moglie avevano pregato ardentemente la Vergine di mostrare loro in che modo desiderava che le dedicassero le loro ricchezze. Nella notte tra il 4 e il 5 agosto entrambi fecero lo stesso sogno. Il giorno successivo trovarono il colle Esquilino coperto di neve. Lo stesso Papa Liberio ebbe la stessa visione. Avvertito da Giovanni, si recò con tutto il suo clero sul colle innevato e tracciò il perimetro tracciato dalla neve, per la costruzione della nuova chiesa.

Nel 590, quando Gregorio, quello che poi sarebbe stato chiamato il Grande, era appena salito al trono di Pietro, la peste devastò la Città Santa. Il Papa ordinò che Maria fosse invocata. Ci furono digiuni e preghiere, e il Papa stesso prese l'iniziativa di un'immensa processione che partiva da Santa Maria Maggiore (o dall'Ara Caeli).

Fu trasportata l'icona miracolosa della Vergine Maria, la Salus Populi Romani che la tradizione vuole dipinta dallo stesso San Luca. Quando il corteo giunse sulle sponde del Tevere, nel luogo dove oggi sorge Castel Sant'Angelo, si vide apparire in cielo l'Arcangelo San Michele, circondato da un'innumerevole folla di angeli.

Il condottiero della milizia celeste, con gesto maestoso, rimise la spada nel fodero, segno che la preghiera della Chiesa era stata esaudita. Gli angeli poi cantarono l'inno del Regina Caeli, perché era tempo di Pasqua.

 

Roma è terra di santi

Santificata dal sangue degli Apostoli, Roma è un terreno fertile che ha donato alla Chiesa un numero impressionante di santi in ogni epoca. Non c'è strada della città santa che non contenga qualche casa, qualche oratorio dove un santo sia venuto a pregare, dove Cristo o la Vergine siano venuti a visitare qualche anima privilegiata. Facciamo una rapida panoramica che forse vi darà un goloso assaggio di una passeggiata nel cuore della città santa.

Il pellegrino scende dal treno a Termini, e subito può entrare nella Basilica del Sacro Cuore, fatta edificare interamente da San Giovanni Bosco, obbedendo agli ordini di Leone XIII. Sull'altare della Vergine, una lapide ricorda la visione che il santo ebbe della Vergine Maria, la quale gli svelò il significato del sogno fatto all'età di nove anni.

Si scendeono poi le pendici dell'Esquilino, attraversando le Terme di Diocleziano, costruite in gran parte da schiavi cristiani. La Basilica di Santa Maria Maggiore si presenta a noi nel suo maestoso splendore. Oltre alle reliquie del presepe, custodisce le spoglie di San Girolamo e quelle di San Pio V, il Papa della Messa e di Lepanto.

A pochi metri di distanza, la basilica di Santa Prassede offre alla nostra venerazione la colonna della Flagellazione e le reliquie di oltre trecento martiri, tra cui le sorelle Prassede e Pudenziana.

Scendiamo poi per via Urbana, dove troviamo la Chiesa di Santa Pudenziana, edificata sulla Domus Pudentiana, dove soggiornò San Pietro, e, poco più in basso, San Lorenzo in Carcere, luogo della carcerazione del Santo Patrono di Roma, per raggiungere Santa Maria ai monti. Sulla scalinata di questa chiesa, il 16 aprile 1783, moriva di sfinimento il “poverello” del XVIII secolo, San Benedetto-Giuseppe Labre. Raccolto dal macellaio e tenuto al caldo nella sua casa, morì pochi istanti dopo, e per il paese si sparse la voce: “II Santo e morto! Il santo è morto!”. 

Si prosegue il percorso verso il Colosseo, e si passa davanti alla Basilica di San Pietro in Vincoli, che contiene le catene che legavano San Pietro a Roma oltre che a Gerusalemme. Queste ultime, portate a Roma dall'imperatrice Eudossia nel V secolo, furono miracolosamente saldate con catene romane quando San Leone Magno le riunì.

Si passa davanti al Colosseo, dove tanti cristiani versarono il sangue per Cristo, il più famoso dei quali fu Sant'Ignazio di Antiochia, portato dalla Siria come prigioniero illustre, per essere divorato dai denti dei leoni. Pieno di gioia per l'imminente martirio, il santo siro scrisse ai romani, per dissuaderli dal tentare qualsiasi cosa pur di ottenere la sua libertà:

"Scrivo alle chiese, dico a tutti che voglio morire per Dio, se non me lo impedite. Vi prego di non mostrarmi tenerezza prematura. Lasciatemi essere cibo per le bestie, per mezzo delle quali mi sarà dato di godere di Dio. Io sono il grano del Signore; devo essere macinato dai denti delle bestie per diventare il pane puro di Gesù Cristo."

Ora si ha una scelta. Si potrebbe proseguire lungo il Foro Romano per venerare le spoglie di Santa Francesca Romana, questa favorita dei romani che conosciamo bene per il privilegio che ebbe di vedere il suo angelo custode, poi il carcere Mamertino, o ancora la chiesa “Ara Caeli”, costruita sul luogo dove la Tradizione colloca l'apparizione della Vergine Maria ad Augusto, così ricco di tesori, poiché contiene al suo interno il corpo di Sant'Elena, la statua miracolosa del Bambino Gesù.

Altrimenti si passerebbe davanti al Colosseo, sotto l'Arco trionfale di Costantino dopo la sua vittoria a Ponte Milvio. Incontreremo la chiesa di San Gregorio il Grande, dove il santo papa fondò un monastero, la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, martiri sotto Giuliano l'Apostata e che contiene il corpo di San Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti.

Si potrebbe concludere il breve viaggio sull'Aventino, dove visse Sant'Alessio, il santo che spaventa tutte le spose, poiché scomparve il giorno delle sue nozze per vivere da eremita prima di tornare a casa senza rivelarsi e terminando la sua vita da vagabondo, nel sottoscala; e dove san Domenico eresse la casa generalizia del suo ordine, che vide passare san Tommaso d'Aquino, san Pio V e tanti santi dell'ordine.

In tutto abbiamo dovuto percorrere cinque chilometri e camminare per un'ora. Quante meraviglie abbiamo potuto vedere e quante grazie abbiamo ricevuto, pregando tutti questi santi di cui abbiamo seguito le orme e venerato le reliquie.

 

Roma è nostra

Infine, Roma è nostra, perché siamo cattolici. "Aderiamo con tutto il cuore, con tutta l'anima alla Roma cattolica, custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento di questa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità". Certamente il pellegrino legato alla Tradizione può provare un certo disagio mentre percorre le vie della Città.

La sensazione che "Roma non è più a Roma", come disse lo stesso monsignor Lefebvre, potrà impossessarsi di lui, assistendo suo malgrado ad alcune sconcertanti cerimonie moderne, con urla incessanti, canti grotteschi e infantili battimano. Ma se permettete a un habitué di darvi la sua testimonianza, se c'è una cosa di cui siamo certi quando visitiamo Roma, è che siamo a casa.

Al momento ci sono anche persone indesiderate che occupano i locali, ma non sono a casa loro. Questa liturgia del Vaticano II, celebrata in queste meravigliose basiliche, così ricche non solo delle meraviglie dell'arte che le riempiono per la maggior gloria di Dio, ma anche delle tradizioni secolari che vivono in ciascuna di esse, è una commistione che non ci vuole e che non ci vorrà mai.

Roma respira, da ogni poro della sua pelle, la Tradizione Cattolica. Più di ogni altra città al mondo, Roma è segnata per sempre dal gesto ivi scritto dalla Chiesa cattolica, dal dito di Dio che l'ha designata come la nuova Città Santa, dal sangue degli Apostoli e dei Martiri, che è il sangue di Cristo continuato, e che ha consacrato queste pietre, che ha rialzato le rovine dei templi per consacrarli all'unico vero Dio.

Che tristezza, mi direte, vedere queste greggi di pellegrini, certamente di buona volontà, venire a pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II, il papa che ha attuato il Vaticano II, e che ha scomunicato monsignor Lefebvre, e attraverso lui la tradizione cattolica!

Ma state tranquilli, verrà il giorno in cui queste processioni cesseranno, perché questo papa che lasciò la Chiesa in uno stato così deplorevole sarà rimesso nella cripta; al contrario, la folla verrà in massa a prostrarsi in ginocchio dall'altro lato della basilica, e a pregare sulla tomba di San Pio X.

Andiamo dunque a Roma, preghiamovi San Pietro, San Paolo e tutte le litanie dei santi papi, vescovi, martiri, confessori e vergini che fanno la gloria eterna di questa città, per supplicarli di intercedere presso Nostro Signore, Gesù Cristo Sommo Sacerdote ed eterno Capo della Chiesa, affinché susciti per noi un papa secondo il suo cuore.

Un papa che scacci dal tempio i venditori che hanno trasformato la casa del Padre in un covo di banditi, che apre gli occhi con i suoi insegnamenti chiari a milioni di cattolici di buona volontà che sono in errore per colpa di mercenari che non sono buoni pastori, e che restituisca alla mistica Sposa di Cristo, che è la Chiesa Cattolica, il suo antico splendore.

Don Eric Péron, FSSPX