Spiegati i silenzi di Pio XII

Fonte: FSSPX Attualità

Des membres du Royal 22e Régiment, participant à la libération de l'Italie, en audience avec le pape Pie XII en 1944

In un'opera storica, l'uomo che conosce meglio gli archivi segreti del Vaticano rivela la portata del contributo di Pio XII e del Vaticano al salvataggio degli ebrei in un'Europa occupata dai nazisti, spezzando definitivamente le gambe al cavallo da battaglia dei “silenzi di Pio XII”.

 

"Quattro membri della mia famiglia sono morti nelle camere a gas ad Auschwitz perché erano ebrei, e nel frattempo questo Papa taceva!" Questo è il grido dal profondo del cuore dello scrittore Moshe-Mordechai van Zuiden riversato in una colonna pubblicata da The Times of Israel, il 21 settembre 2020, con un titolo evocativo: Gli ebrei dovrebbero impedire la canonizzazione di Pio XII?

Per più di mezzo secolo una doxa partigiana ha rimproverato fino alla nausea la presunta compiacenza di un papa murato in un colpevole silenzio di fronte alle atrocità commesse dal nazismo sotto il suo pontificato.

Una disinformazione orchestrata dall'inizio degli anni Sessanta, da Mosca, attraverso l'opuscolo teatrale The Vicar, di Rolf Hochhuth, adattato per il cinema da Costa-Gavras, col titolo Amen.

Tante notizie false che la prova dei fatti permette ora di spazzare via con un gesto della mano: quest'opera di igiene mentale è operata dal capo del direttore dell'Archivio Storico della seconda sezione della Segreteria di Stato della Santa Sede, Johan Ickx, che ha realizzato un libro-evento pubblicato dalle edizioni Michel Lafon, il 10 settembre 2020.

In Le Bureau. Les Juifs de Pie XII, Johan Ickx, fa rivivere l'atmosfera speciale della seconda sezione, questo vero e proprio "Ministero degli Affari Esteri vaticano", durante il periodo dell'occupazione.

L'archivista poliglotta fiammingo, esule volontario in Italia da tre decenni, fornisce prove scritte e finora segrete della portata delle attività del Vaticano per proteggere, nascondere, aiutare le vittime della Shoah, soprattutto nell'Europa orientale - Polonia, Bielorussia, Romania - ma anche nella Città Eterna.

Assistenza vaticana ai deportati



Intervistato da Le Figaro Magazine il 25 settembre, Johan Ickx fornisce tre nuovi elementi - tra i tanti - che la sua ricerca gli ha permesso di aggiornare: "per prima cosa - spiega l'archivista - c'è la realtà del costante aiuto dal Vaticano agli ebrei di tutta Europa, singoli o familiari, attraverso l'azione di un desk officer della Segreteria di Stato, a cui è stata specificamente affidata questa missione quotidiana: Mons. Angelo Dell'Acqua".

Sorprendentemente, da quando è stata portata alla luce l'azione coraggiosa di questo prelato solo pochi mesi fa, ha pagato il prezzo di una campagna diffamatoria post mortem: "ciò dimostra quanto si continui a “fabbricare” una Storia su Pio XII. È la stessa tecnica da cinquant'anni: delegittimare al grande pubblico i personaggi attorno a Pio XII per gettare indirettamente un'ombra accusatoria sul Papa", sottolinea con sobrietà Johan Ickx.

La cessazione dei rapporti diplomatici tra Roma e la Germania nel 1943



Per l'autore, un secondo elemento merita di essere studiato dagli storici: la fine dei rapporti diplomatici tra la Chiesa cattolica e il Terzo Reich, il 17 marzo 1943, dopo la scoperta di una nota della Santa Sede in cui critica la persecuzione religiosa praticata in Germania e nei territori occupati.

"Rimasta segreta fino ad oggi, è un fatto importante perché da quella data la Santa Sede, dichiarata diplomaticamente in guerra, è messa fuori gioco in tutti i Paesi occupati dalla Nazisti. Da quella data è iniziata la “guerra fredda” tra il Vaticano e il regime nazista", spiega il direttore degli archivi della seconda sezione.

Discernere tra silenzio e silenzio



Per stabilire un giudizio obiettivo su Pio XII, l'archivista ricorda che bisogna distinguere due cose. Innanzitutto un cosiddetto “silenzio verbale” che non è mai esistito e non corrisponde ai fatti: "Pio XII, come fece quasi contemporaneamente la Società delle Nazioni - con gli inglesi, gli americani e i sovietici - e il Comitato nazionale francese, ha parlato in modo chiaro e senza mezzi termini sulle deportazioni e sulle esecuzioni di massa", ricorda Johan Ickx.

E lo storico evoca il messaggio papale del Natale 1942, in cui Pio XII condanna sulle onde radio mondiali il fatto che "migliaia di persone che, non per colpa propria, a volte unicamente per nazionalità o per la loro razza, sono state condannate a morte o a un lungo declino". Affermare che questo costituisce silenzio è malafede o ideologia, non pensiero scientifico.

Poi Johan Ickx ricorda quello che chiama “silenzio politico”, che consiste in una scelta strategica da parte del Papa italiano: si trattava di mettere in pratica un "atteggiamento di non intervento", perché "non volendo compromettere la vita di nessuno, né le stesse azioni umanitarie, era d'obbligo una stretta circospezione" per il Papa.

Infatti, l'archivista spiega con buon senso: "A quel tempo, tra il 1939 e il 1945, questo atteggiamento era ben compreso dalla maggioranza degli ebrei. Altrimenti, come si spiega che hanno continuato a bussare alla sua porta e ringraziarlo? Insomma, era un silenzio politico come tattica politica, sì, ma non un silenzio verbale."

E alla domanda sul perché la Chiesa non sia intervenuta successivamente per dare prova del suo ineguagliabile contributo al salvataggio degli ebrei d'Europa, l'archivista risponde, riferendosi ad una riflessione del vescovo Domenico Tardini, procuratore di Pio XII poi segretario di stato di Giovanni XXIII: "il bene non fa rumore e il rumore non fa bene".

Johan ICKX, Le Bureau. Les Juifs de Pie XII, Edizioni VdH / Michel Lafon, 415 p., 21,95 €. Tradotto dall'inglese.