Stati Uniti: tra i cattolici Kamala Harris precede Donald Trump
Mentre il primo grande dibattito tra Donald Trump e Kamala Harris la sera del 9 settembre 2024 sembra essersi concluso con un “pareggio”, un sondaggio d’opinione tende a dimostrare che la vicepresidente ha la meglio sul suo concorrente nell’elettorato cattolico.
Il sondaggio realizzato dal 28 al 30 agosto 2024 da RealClear Opinion Research per conto dei media cattolici conservatori EWTN non colloca l'ex presidente in cima alle intenzioni di voto di un elettorato che tuttavia cerca di corteggiare. Sono stati intervistati un migliaio di cattolici di questo elettorato e le loro preoccupazioni sembrano molto lontane da ciò che si potrebbe credere.
Sembra che la maggioranza degli intervistati (51,3%) ritenga che ai loro occhi l'economia sia la questione su cui si decideranno le elezioni americane: la pensa così il 57% dei cattolici di origine ispanica, contro il 47% di ceppo più anziano. La seconda priorità dei cattolici americani è l'immigrazione (13,1%), mentre l'aborto è solo al terzo posto (9,6%).
Pertanto, il 50% del campione intervistato afferma che, se le elezioni presidenziali si svolgessero il giorno successivo, voterebbero a favore della candidata democratica, contro il 43% a favore del magnate repubblicano. Allo stesso modo, la vicepresidente è in testa tra gli elettori cattolici afroamericani (82% contro 12%) e tra gli elettori asiatici (58% contro 35%). Donald Trump, invece, è in testa tra gli elettori cattolici bianchi non ispanici (52% contro 42%).
Sul tema dell’aborto, una percentuale maggiore di elettori cattolici ritiene che né uno Stato né il governo federale dovrebbero legiferare in materia.
L'indagine fornisce informazioni sulla pratica dei cattolici americani: il 12% degli intervistati afferma di frequentare la messa tutti i giorni o più di una volta alla settimana mentre il 31% va a messa ogni domenica, il 16% una o due volte al mese, il 32% più volte all'anno e il 9% una volta all'anno. Da notare che, a parte la prima categoria, nelle altre Kamala Harris è in testa.
Come spiegare questo sostegno della maggioranza dei praticanti regolari alla candidata democratico? Le ragioni possono essere molte, ma sembra che con il passare dei mesi la lotta per la vita sia diventata meno centrale per un certo numero di fedeli.
Ross Douthat, editorialista del New York Times (NYT), adduce un'altra ragione: il team di Kamala Harris seguirebbe una strategia minimalista in termini di progressismo, come il "metodo KonMari", attuato dalla stilista giapponese Marie Kondo, secondo la quale bisogna “togliere da casa qualunque oggetto che non susciti subito gioia e sostegno”.
Kamala Harris ha così colto di sorpresa più di uno stratega repubblicano riducendo allo stretto necessario un programma democratico fino ad oggi infarcito di proposte progressiste: l'ecologia si è ridotta a migliorare “la qualità dell'aria e dell'acqua”, proprio come i “diritti omosessuali”, menzionati indirettamente, mentre i termini “razzismo” o “discriminazione” non compaiono più.
Un modo per sedurre chi teme di votare per un partito chiuso in un dogma progressista ritenuto restrittivo delle libertà individuali. Ma nulla è ancora deciso. Tanto più che un recente sondaggio del Pew Research Center mostra un leggero vantaggio presso i cattolici dell'ex presidente rispetto alla sua concorrente: prova che nessuno dei due candidati ha l'unanimità tra i fedeli.
Il giorno prima del primo dibattito televisivo organizzato dal canale ABC, Donald Trump ha ricevuto il 48% e Kamala Harris il 47% dei voti degli americani, di tutte le convinzioni, intervistati dal NYT. Infine, nei famosi stati chiave, che decideranno la vittoria grazie a una sottile divisione elettorale, la candidata democratica è in fase di stallo, ma Donald Trump è lungi dall’essere sicuro di vincere.
Basti dire che ogni voto conterà il 5 novembre.
(Fonti: EWTN/Catholics News Agency/New York Times – FSSPX.Actualités)
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