Svizzera: mons. Eleganti critica l'ultimo documento ecumenico
Il cardinale Kurt Koch e mons. Marian Eleganti
Il Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, presieduto dal cardinale Kurt Koch, già vescovo di Basilea, ha appena pubblicato un lungo testo dal titolo "Il vescovo di Roma", che "fa il punto sul dialogo ecumenico attorno al ruolo del Papa e all'esercizio dell'autorità il primato della Sede di Pietro", secondo la presentazione di Vatican News.
Mons. Marian Eleganti, già vescovo ausiliare della diocesi di Coira di mons. Vitus Huonder, ha criticato aspramente questo testo, che ha attirato una "Lettera aperta del cardinale Koch", visibilmente toccato. Mons. Eleganti ha poi prodotto una risposta a questa lettera. Questo dossier offre una panoramica dello scambio, in cui l'ex ausiliare di Coira è incisivo e interessante.
La critica di mons. Eleganti
Il vescovo emerito rileva che la dottrina della Chiesa ha chiarito il ministero petrino – il ministero stesso del Papa – e il risultato è la definizione del Vaticano I. Mirando al testo che propone il ritorno a un'antica pratica del primato, mons. Eleganti risponde che "dalle dichiarazioni del Concilio Vaticano I non si può regredire a tappe preliminari apparentemente più semplici".
Egli rileva che "questo solleva la questione fondamentale della vera Chiesa e della sua indivisibilità", fondata su Pietro. Il seguito è inaspettato: "Il Vaticano II ha risposto a questa domanda con il “sussistere”. (…) I padri conciliari erano convinti che la Chiesa cattolica romana è la forma plenaria della Chiesa di Cristo (existit), ma hanno sfumato semanticamente questa affermazione irriducibile (subsistit)".
"Oggi c'è un nuovo tentativo di mettere in discussione lo sviluppo dottrinale e la teologia dei ministeri, in particolare del ministero petrino e del suo esercizio", prosegue. "Un ministero di unità è voluto, ma in modo sinodale, lo è per la maggioranza, ed è obbligatorio solo se la maggioranza dei partecipanti (cioè tutti i cristiani) ha deciso in questo modo".
"In conclusione – afferma l'ex vescovo ausiliare – penso che non sia possibile formare la Chiesa con i cristiani separati in questo modo discorsivo e sinodale, anche se non siamo riusciti a trovare terreno d'intesa con loro in passato, a causa delle distorsioni che hanno subito."
Poi tira una pietra nello stagno dell'ecumenismo: "Si rifiuta l'ecumenismo di ritorno [la conversione dei non cattolici], anche se la verità lo esige. Si potrebbe parlare anche di riunificazione. Ma ciò va fatto nella verità e non con una forma di primato d’onore del Papa per mascherare una separazione di fatto sul piano giurisdizionale, ecclesiologico e dogmatico".
La conclusione è chiara: "No, la strada proposta dal nuovo documento è un “miraggio” sui generis che porta al caos o che ratifica ciò che già esiste".
Lettera aperta del cardinale Koch a mons. Eleganti
Il cardinale svizzero, che in gioventù è stato un teologo molto progressista – con tesi al limite dell'eresia – prima di diventare vescovo di Basilea, si sente attaccato. Egli protesta che il documento pubblicato è solo un "testo di studio che offre una sintesi delle risposte date dalle diverse Chiese cristiane all'enciclica Ut unum sint", e non un testo dottrinale.
Accusa mons. Eleganti di semplicismo e si offende per aver attaccato il Vaticano II sul “subsisit in”. Ma la sua difesa resta molto debole di fronte all'accusa di voler relativizzare il Vaticano I: "Il documento propone invece che la Chiesa cattolica cerchi, riguardo al Vaticano I, nuove forme di espressione e un nuovo vocabolario, ma che restino fedeli all'intenzione originaria", una forma di confessione.
Riprende poi la distinzione operata da Giovanni Paolo II nell'enciclica Ut unum sint tra "la natura del primato e la forma concreta del suo esercizio". Conclude consigliando al suo interlocutore "di studiare approfonditamente l'argomento prima di pubblicarlo", assicurando però di "essere d'accordo con gran parte di quanto ha scritto" nella sua dichiarazione.
Breve risposta alla Lettera Aperta
Mons. Eleganti ha reagito a questa lettera del cardinale Koch e ha colto l'occasione per ribadire il punto. Afferma che "le proposte contenute nel documento Il vescovo di Roma del dicastero presieduto dal cardinale Kurt Koch mirano esplicitamente a reinterpretare l'insegnamento del Concilio Vaticano I sul primato giurisdizionale universale del Papa".
Il vescovo prosegue: sembra che "gli insegnamenti del Concilio siano condizionati dal loro contesto storico e debbano essere aggiornati: nuove espressioni e un nuovo vocabolario, che rimangano fedeli all'intenzione iniziale del Concilio Vaticano I. Si tratterebbe di una nuova costituzione (sic!) del papato nella convivenza ecumenica", sottolinea con ironia.
"È prevedibile che i cristiani separati non accetteranno in futuro la giurisdizione diretta del Papa. Altrimenti, perché proporre una reinterpretazione cattolica del primato papale?", chiede logicamente. Poi pone una domanda: "Che cosa può derivare da questi sforzi di dialogo se non, tutt'al più, un primato d'onore del “vescovo di Roma” sugli altri, senza autorità diretta su di essi?"
E oppone il Vaticano I: "Noi insegniamo e dichiariamo che, secondo le testimonianze del Vangelo, un primato di giurisdizione su tutta la Chiesa di Dio è stato promesso direttamente e immediatamente al beato apostolo Pietro e gli è stato trasmesso da Cristo Signore. […] Colui che occupa la sede di Pietro ottiene quindi, per l'istituzione di Cristo stesso, il primato di Pietro su tutta la Chiesa".
Uno scambio che mette in risalto l'ex ausiliare di mons. Huonder, e che conferma la sua volontà di restare fedele alla fede cattolica. Fu anche uno dei primi a reagire con indignazione contro Fiducia supplicans.
(Fonti : Swiss-cath.ch/Marian-Eleganti.ch – FSSPX.Actualités)
Immagine 1 : vatican.va
Immagine 2 : Marian-Eleganti.ch