Vaticano: una nomina esplosiva

Fonte: FSSPX Attualità

Bénédicte Lemmelijn

Nominando una teologa progressista per un incarico di responsabilità in cui ci si aspetta che supervisioni l'insegnamento impartito nelle università gestite dalla Chiesa in tutto il mondo, la Santa Sede invia un segnale appena udibile in un momento in cui la formazione sacerdotale sembra essere uno dei problemi principali della crisi delle vocazioni che affligge un'intera parte del mondo cattolico.

Sebbene Papa Francesco sembri essere entrato in una lunga convalescenza che alcuni considerano un periodo di transizione, il programma progressista in atto sotto l'attuale pontificato non rallenta, tutt'altro.

Il 21 marzo 2025, la Santa Sede ha annunciato la nomina di Bénédicte Lemmelijn, teologa belga e decana della Facoltà di Teologia dell'Università Cattolica di Lovanio (KU Leuven), al Consiglio scientifico dell'Agenzia della Santa Sede per la valutazione e la promozione della qualità delle università e delle facoltà ecclesiastiche (AVEPRO).

Ricordiamo che la missione dell'AVEPRO, organismo creato da Papa Benedetto XVI nel 2007, è quella di garantire che le istituzioni ecclesiastiche mantengano standard accademici riconosciuti a livello internazionale nell'insegnamento, nella ricerca e nei servizi.

La nomina di Bénédicte Lemmelijn nel Consiglio scientifico dell'AVEPRO pone una teologa dalle idee progressiste in una posizione di influenza nella valutazione delle università cattoliche in tutto il mondo.

Anche il quotidiano cattolico conservatore The Pillar sottolinea che questa decisione rischia di riaccendere le tensioni emerse durante la visita papale in Belgio, dove le università cattoliche, in particolare KU Leuven e UC Louvain, sono state particolarmente critiche nei confronti dell'insegnamento tradizionale della Chiesa, soprattutto in materia di etica.

La teologa, promossa dal Vaticano, docente di esegesi dal 2003 alla KU Leuven e membro della Pontificia Commissione Biblica dal 2021, si è distinta durante l'ultima visita del Romano Pontefice in Belgio, nel 2024. Sotto la sua direzione, la Facoltà di Teologia di Lovanio ha pubblicato un testo in cui si afferma che i teologi non devono accontentarsi di essere i "ventriloqui" del Magistero, ma devono sottoporlo ad analisi critica.

Inoltre, durante questa visita, Benedicte Lemmelijn ha donato a Papa Francesco un libro, L’évêque de Rome et les théologiens de Louvain, che comprende un capitolo in cui si invita a "ripensare le norme della Chiesa sulla sessualità". Tali posizioni sono state percepite come una sfida all'autorità papale, esacerbata da una dichiarazione dell'Università della California di Lovanio che criticava i commenti del Papa sulle donne definendoli "conservatori" e "riduttivi".

Il Sommo Pontefice, in una conferenza stampa durante il volo, aveva anche denunciato questo comunicato come "premeditato" e "immorale". Da qui la sorpresa all'annuncio di una tale nomina.

A prima vista, almeno, perché a ben vedere non c'è necessariamente una rottura di continuità con il ripetuto appello dell'attuale Papa a una "teologia dell'uscita", in particolare nel motu proprio Ad theologiam promovendam in cui il pontefice argentino insiste su una teologia "contestualizzata" e "dialogica", in altre parole che ignora il magistero tradizionale.

È questo l'effetto desiderato? La scelta dell'accademica di Lovanio, che dà anche filo da torcere all'ala progressista, probabilmente allo scopo di evitare possibili rotture, non mancherà di suscitare divisioni all'interno delle diverse tendenze della Chiesa, mentre le ferite provocate dalla dichiarazione Fiducia Supplicans (2023) si stanno ancora rimarginando.

Perché, anche se Bénédicte Lemmelijn sarà ben lontana dall'avere mano libera nel suo nuovo incarico presso l'AVEPRO, la sua nomina non è una buona notizia per la formazione sacerdotale che, in un momento di crisi delle vocazioni e più in generale dell'ideale sacerdotale e religioso, meritava teologi di altro calibro e statura.