Rassegna stampa: le infinite ricadute di “Fiducia supplicans” (4)
Il cardinal Fridolin Ambongo
La forte opposizione suscitata nel mondo dalla pubblicazione di Fiducia supplicans non ha impedito a papa Francesco di difendere con tenacia questo documento che autorizza la benedizione delle coppie non sposate religiosamente o dello stesso sesso.
Gli Africani e supplicanti di Fiducia
Ciò che ha colpito di più i vaticanisti è stato senza dubbio il rifiuto di Fiducia supplicans da parte dei vescovi africani. Certamente è molto diplomatica la dichiarazione del cardinale Fridolin Ambongo, presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SEEAM), datata 11 gennaio. Va detto che è stata scritta con il cardinale Fernández, sotto l'occhio vigile di Francesco.
Si legge: "Noi, vescovi africani, non riteniamo opportuno che l'Africa benedica le coppie dello stesso sesso perché, nel nostro contesto, ciò causerebbe confusione e sarebbe in diretta contraddizione con l'ethos culturale delle comunità africane. Il linguaggio di Fiducia supplicans rimane troppo sottile per essere compreso dalla gente comune".
Questa modestia si accompagna subito ad una chiara affermazione: "resta molto difficile convincere che persone dello stesso sesso che vivono in un'unione stabile non rivendichino la legittimità del loro status". Inoltre, come concessione alla “pastorale” in voga a Roma: "continueremo a riflettere sul valore del tema generale di questo documento, al di là delle sole benedizioni per le coppie in situazione irregolare, vale a dire la ricchezza delle benedizioni spontanee nella pastorale quotidiana".
Tuttavia, durante un intervento trasmesso su Le Salon Beige il 18 gennaio, il prelato africano ha adottato un tono molto più libero e offensivo: "L’Occidente non ama i bambini, è decadente, scomparirà. Possiamo benedire gli omosessuali, ma per convertirli, non per promuovere la devianza".
E aggiungeva: "Poiché in Occidente non amano i bambini, vogliono attaccare la cellula fondamentale dell’umanità che è la famiglia. Distruggi la famiglia e distruggi la società. Perché in Occidente non amano i bambini, non credono nella famiglia, non credono più nel matrimonio: oggi l'Occidente sta perdendo i suoi valori. A loro non piacciono i bambini, ma per far funzionare l'economia hanno bisogno di cercare persone all'estero: poco a poco scompariranno. Auguriamo loro buona fortuna per la loro scomparsa!"
In definitiva: "Vogliono imporci le loro pratiche, che il presidente Putin chiama i costumi decadenti dell’Occidente. È una cultura decadente, è la decadenza culturale e morale di una società. E ce lo vogliono imporre".
"Oggi, il sistema delle Nazioni Unite mira a promuovere l’ideologia LGBTQ attraverso le agenzie delle Nazioni Unite, tra cui UNICEF, OMS e altre. In questo modo ci impongono la loro cultura attraverso i finanziamenti: e se non l'accetti ti tagliano i finanziamenti. Ma la nostra cultura in Africa non è così!"
Su La Nuova Bussola Quotidiana del 13 gennaio Luisella Scrosati sottolinea la debolezza di un argomento che insiste solo sulla sconsigliabilità di benedire le coppie dello stesso sesso per gli africani, semplicemente a causa della loro cultura. Vede in questo il tentativo delle autorità romane "di inquadrare la resistenza a FS sulla base di una sorta di federalismo ecclesiale, anziché di una opposizione sul principio inaccettabile della benedizione delle coppie che vivono more uxorio o di quelle omosessuali."
"Con questa strategia, il cardinal Ambongo sceglie di rimanere nei perimetri di libertà concessi dal cardinal Fernández nel Comunicato stampa del 4 gennaio: «La prudenza e l’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale potrebbero ammettere diverse modalità di applicazione, ma non una negazione totale o definitiva di questo cammino che viene proposto ai sacerdoti»."
La giornalista italiana aggiunge: "Questo appello alla cultura africana appare tuttavia debole. Se un domani la cultura africana, sotto la spinta dell’ideologia arcobaleno, dovesse essere più “aperta”, che cosa accadrà? " E rimarca: "perché dovrebbe essere solo una questione di cultura africana? Quando dei fedeli ivoriani assistono alla benedizione di due omosessuali conviventi, vedono forse qualcosa di diverso da quanto vede un francese?".
In sostanza, ricorda: "Il gesto di benedire, in quanto coppie, chi vive la propria sessualità al di fuori del matrimonio o persino contro natura, non è accettabile in se stesso, per il senso oggettivo della benedizione e della coppia, e non perché il documento che lo supporta utilizza un linguaggio «troppo sottile perché venga compreso dalle persone semplici». Quell’inciso della lettera, «ogni Vescovo restando libero nella sua diocesi», pone pericolosamente la premessa per l’inizio di uno sgretolamento interno anche al continente africano, e soprattutto manca il punto centrale della questione, per cui nessun vescovo, nemmeno quello di Roma, può autorizzare quanto espresso in FS".
Altri osservatori non si concentrano su queste questioni sostanziali e si concentrano solo sull’aspetto politico dell’opposizione africana. Da questa prospettiva giornalistica, alcuni vedono il cardinale Ambongo come un papabile serio per il futuro conclave. Così John Allen sul Catholic Herald del 31 gennaio, che cita Franca Giansoldati del Messaggero:
“Tra i futuri papabili si fa sempre più strada la figura del cardinale Ambongo: ha guidato il blocco africano verso la benedizione delle coppie omosessuali". E ha commentato: "È la prima volta che i vescovi di un intero continente dichiarano che un decreto vaticano non sarà applicato sul loro territorio. Dato che in genere è difficile mettere d'accordo un ingombrante corpo di vescovi su qualcosa, il modo compatto e rapido con cui il SECAM ha risposto è una testimonianza dell'autorità di Ambongo".
Il giornalista americano precisa: "Ambongo ha trovato il modo perché i vescovi africani potessero opporsi al Papa, almeno indirettamente, ma senza apparire sleali. È uno degli aghi più difficili da infilare nella vita cattolica, e l’arte con cui Ambongo lo ha realizzato ha fatto girare la testa". Ecco come riassume Giansoldati nel suo articolo sul Messaggero:
"In questa situazione molto delicata, Ambongo si è ritagliato un ruolo da protagonista, dimostrando al Collegio cardinalizio un'indubbia capacità di mediazione e un grande coraggio, al punto che alcuni lo considerano ormai un possibile candidato al prossimo conclave, in un ipotetico futuro, qualunque esso sia: un cardinale elettore di un continente in crescita, ancorato alla tradizione, fedele al principio di sinodalità, che conosce bene i meccanismi curiali, e con una prospettiva capace di affrontare un futuro complicato. Insomma, tutte le qualità per un futuro papa nero."
Senza spingersi fino a vedere il cardinale Ambongo come prossimo papa, Jonathan Liedl sul National Catholic Register del 1° febbraio riflette sul ruolo che la Chiesa in Africa è chiamata a svolgere nel prossimo futuro, e si chiede se le attuali autorità romane sono pronte per accettarlo. Ricorda l'importanza numerica di questo cristianesimo: "Il futuro della Chiesa cattolica, si dice spesso, si trova in Africa – dove fioriscono le vocazioni, la vita parrocchiale è dinamica e il numero totale dei cattolici è sul punto di superare l'Europa".
E nel dettaglio: "La popolazione cattolica dell'Africa, che nel 1910 contava meno di un milione di cattolici, oggi ammonta a 265 milioni. L’Africa rappresentava il 19% di tutti i cattolici nel 2021, leggermente dietro al 21% dell’Europa. Ma i due continenti si stanno muovendo in direzioni opposte: in quell'anno la popolazione cattolica europea è diminuita di 244.000 unità, mentre quella africana è cresciuta di oltre 8 milioni".
"Ed entro il 2050, secondo il World Christian Database, la quota africana della popolazione cattolica mondiale dovrebbe raggiungere il 32%. Anche la frequenza alle messe – un indicatore chiave dell’impegno religioso – è notevolmente più elevata nei paesi africani rispetto alla media globale. Ad esempio, il 94% dei 30 milioni di cattolici nigeriani frequenta la messa ogni domenica. Al contrario, solo il 5% dei cattolici frequenta regolarmente la messa in paesi europei come Germania e Francia. »
Ma, secondo il giornalista americano, l’influenza dei prelati africani è anche dottrinale: "Ad esempio, durante il sinodo sulla famiglia del 2014, i vescovi africani si sono espressi contro le proposte dei prelati occidentali volte a liberalizzare l’insegnamento sulla sessualità. E durante la sessione del sinodo sulla sinodalità dello scorso ottobre a Roma, i vescovi africani hanno svolto un ruolo importante nel bloccare l’inclusione del controverso termine “LGBTQ” nel rapporto di sintesi".
Tanto che: "'È il Congo, e non il Reno, che ora confluirà nel Tevere', ha dichiarato [il 20 gennaio] su Twitter il commentatore cattolico australiano Scott Smith richiamando un vecchio adagio per suggerire che l'Africa, anziché la Germania, confluirà nel Tevere ed eserciterà in futuro una grande influenza sul Vaticano. »
Jonathan Liedl cita anche il padre domenicano Anthony Akinwale, teologo nigeriano che insegna alla Augustine University vicino a Lagos: "Per la Chiesa in Africa, il futuro è adesso. Ma come riuscirà la Chiesa universale a gestire tutto questo?"
"In Africa non lo abbiamo dimenticato, durante il Sinodoe del 2014 sulla famiglia, il cardinale tedesco Walter Kasper, considerato all'epoca “il teologo del Papa”, aveva affermato indelicatamente che gli africani 'non dovrebbero dirci troppo cosa dobbiamo fare' in tema di riforma della Chiesa insegnamento sulla sessualità."
Padre Akinwale spiega al direttore del National Catholic Register che il rifiuto del cardinale Kasper del contributo dell'Africa alla Chiesa universale 'continua a risuonare' nelle menti dei capi ecclesiastici del continente. "Conosco alcune persone che pensano che questo sia ancora all'ordine del giorno", si rammarica.
(Fonti: Le Salon Beige/La Nuova Bussola Quotidiana/Catholic Herald/National Catholic Register/Messagero/Dici n° 441 – FSSPX.Actualités)
Immagine: © Synod.va