“Traditionis custodes”, “Desiderio desideravi” e le posizioni sulla Messa (1)

Fonte: FSSPX Attualità

Traditionis custodes e Desiderio desideravi hanno gettato nello smarrimento molti sacerdoti e fedeli legati alla Messa tridentina, ma queste due lettere apostoliche di papa Francesco sono anche rivelatrici delle posizioni di tutti sulla Messa, sull'obbedienza e sull'unità della Chiesa.

Come uno sviluppatore fotografico che rivela e fissa un'immagine latente, Traditionis custodes e Desiderio desideravi rivelano posizioni finora latenti, volontariamente o meno. Il futuro dirà se risolveranno definitivamente queste posizioni o no.

Desiderio desideavi manterrà la crisi liturgica
Su Corrispondenza romana del 6 luglio, la storica Cristina Siccardi annota alcune affermazioni del Papa in Desiderio desideravi. Lungi dal trovare un rimedio, vede in questo desiderio di riabilitare la messa conciliare il proseguimento della crisi liturgica. Dalla penna di questa intima amica della Fraternità San Pio X, non è una rivelazione, ma piuttosto una conferma delle sue profonde convinzioni. Scrive così:

"Ma la liturgia nuova, scaturita da un movimento intossicato dal liberalismo e quindi dal relativismo, non potrà mai dare buoni effetti, come dimostrano più di 50 anni di esperienza in questo senso. Al contrario, il Vetus Ordo ha mietuto e continua a mietere attenzione e successi, qualitativamente e quantitativamente, in abbondanza, soprattutto fra le nuove generazioni."

Riprendendo le affermazioni contenute nel documento romano (qui designato dalle sue iniziali: DD), risponde punto per punto:

DD: "Il compito non è facile perché l’uomo moderno è diventato analfabeta, non sa più leggere i simboli, quasi non ne sospetta nemmeno l’esistenza"

"Purtroppo la responsabilità dell’analfabetismo è solo dei pastori, gran parte dei quali hanno scelto la rivoluzione ecclesiale per abbracciare il mondo, mettendo alle corde la Lex orandi, Lex credendi della Chiesa, roccia sulla quale la Sposa di Cristo si fonda."

"Cambiare la Messa – voltando le spalle a Dio, eliminando passi e gesti essenziali della liturgia divina mai sfregiata fino al ‘69, celebrando l’assemblea invece del Crocifisso, ponendo nella «riserva eucaristica» la divina Ostia, concelebrando con più sacerdoti… – è stato un atto umano e non divino. "

DD: "La domanda che ci poniamo è, dunque, come tornare ad essere capaci di simboli?"

"Ebbene, non certo con un rito fondato su dei compromessi ecumenici, stabiliti a tavolino con rappresentanti del protestantesimo come avvenne con la rivoluzione liturgica del 1969. Sia la formazione liturgica che i simboli, punti sui quali il Papa più insiste in questo documento, sono elementi che si radicano sul rito e quando il rito è in crisi, come lo stesso Pontefice evidenzia, significa che lo scopo principale di esso non è dare Gloria a Dio e salvare le anime, bensì creare uno spazio accettabile nel mondo, un’accettazione che poi in realtà non avviene, come accade quando si svende la propria identità per compiacere la cultura dominante, invece di guidare tutti noi peccatori."

"I fallimenti catechetici e la scristianizzazione di massa delle famiglie dovrebbero illuminare le menti di quei pastori che umilmente potrebbero oggi fare una giusta e corroborante autocritica di anni ed anni passati a “contemplare” una lesiva e tragica teologia della liberazione, ecumenica, interreligiosa, ecologista."

"Allora sì che si potrebbe dire, come nella Desiderio desideravi: «L’ars celebrandi non può essere ridotta alla sola osservanza di un apparato rubricale e non può nemmeno essere pensata come una fantasiosa – a volte selvaggia – creatività senza regole. Il rito è per se stesso norma e la norma non è mai fine a se stessa, ma sempre a servizio della realtà più alta che vuole custodire»."

DD: "la norma più alta, e, quindi, più impegnativa, è la realtà stessa della celebrazione eucaristica che seleziona parole, gesti, sentimenti, facendoci comprendere se sono o meno adeguati al compito che devono svolgere"

"Ma il Novus Ordo ha selezionato ciò che non doveva. […] È verissimo che è «la celebrazione stessa che educa», ma se la celebrazione è intossicata, quale pedagogia ne esce?" 

"Sì, è estremamente vero che il sacerdote viene formato nell’azione cultuale dei Santi Misteri, ma se essi sono annacquati e addirittura avvelenati da uno schema ingiusto e svilente egli si forgerà su di esso."

E Cristina Siccardi conclude con forza: "No, Santità, non possiamo, come clero, religiosi e fedeli «abbandonare le polemiche», perché non si tratta di critiche distruttive, ma di domande che esponiamo in maniera caritativa e costruttiva e che esigono risposte secondo logica, coerenza, giustizia e misericordia."

"D’altra parte, Santa Romana Chiesa, che è Madre e non matrigna, è tenuta a difendere e custodire la Fede e i suoi riti con l’obiettivo principale di condurre il più possibile anime al Verbo incarnato, perché «Salus animarum suprema lex»."

 

Continua...